Thursday, October 29, 2009

Io, chi sono?

Calano silenti le luci

su questa città addormentata
su questa gente che tutto ha svenduto
su questo vecchio volto riarso dal pianto

Digradano le luci, s'annebbia la vista
che confonde l'ombre dei pensieri
con lo strazio dell' anima: morta.

Al calar delle tenebre 
muoiono i confini di questa  realtà
da cui fuggo paralizzata, basita,
ahimé, estranea a me stessa.

Corrosa dall'inquietudine
m'interrogo invano:
Chi sono dunque io?
Dove vado? Tacciono le ombre.

Ammutolisce la notte
Nell'immobilità del silenzio
Nessuna voce risponde.






Sunday, October 18, 2009

A Keishia

Questo l'ho realizzato per conto della Redazione di Parolarte per la poesia "Fumosi sentieri di  Keishia" vincitrice della settimana a Tema "Vado per il tuo corpo"

 



Ulteriori informazioni sull'iniziativa promossa sul sito di "PAROLARTE"

[Prima di attivare il video vi suggerisco di mettere in pausa il playing del mio blog]

Friday, October 09, 2009

Percorsi di vita

Cedere il passo
in segno di rispetto
è indice di buona
educazione .

non dimenticarlo!

Prepara l'umiltà
un posto in paradiso,
è ciò che dice il galateo
del catechismo.

fanne il tuo motto!

Si muove con scioltezza
il burattino guidato
dall'agile mano
del burattinaio.

così deve essere...

Sono inciampata,
un giorno lontano,
sul sentiero
della convenzionalità.

e mi son bloccata

Affacciata alla finestra
mi godevo la commedia
dolce-amara del destino

Ora vedo tutti soddisfatti
precedermi sul cammino
Sento il clamore della vita

scivola  silente oltre me.

Chiudo le imposte,
butto nel cesso
la buona educazione
e scendo in piazza.
Ora so che sono pronta
ad andare a fronte alta

Tuesday, October 06, 2009

Di acqua e fango




Rabbrividisce la terra torrida
al rabbuiarsi dell'eterica materia
Scossi dal torpore gorgogliano
i torrenti , par che sorridano,
destandosi dal sonno stagionale

Ma ecco che si tramuta in brontolio
la voce, si rovescia a catinelle il cielo
e nello straripar degli argini s'ode
un boato provenir dalla montagna

Rincorrono le gambe urla di spavento:
melma e fango  regalan loro la fossa.
Squarcia la notte coi suoi pallidi raggi
le ferite aperte sullo sterno dei monti

Si mescolano col fango, nell'acque
del mare, le lacrime del cuore che,
lentamente, muore.