Thursday, February 22, 2007

Regalo di natale




Finalmente ci siamo!

Uscirono così le parole, rimbombando nella stanza vuota. Sollevò la testa fermando le mani sopra la borsa da viaggio azzurra - ultimo acquisto fatto dopo aver per giorni girovagato per i negozi del centro - spaventata lei stessa dal suono prodotto dalla sua voce.

Si guardò attorno trattenendo per un attimo il respiro poi, come inseguendo una visione, volse lo sguardo verso la finestra.

Imbruniva e le flebili luci dei lampioni proiettavano, sull’asfalto bagnato, le immagini dei palazzi con le loro luci…

Sembrava di guardare il mondo capovolto. Chissà qual è la vera immagine reale. Quella che c’è sopra o quella…sotto?

Scosse la testa, non c’era tempo per riflessioni filosofiche , tornò decisa verso il grande armadio a muro. Aprì ancora qualche cassetto frugando in cerca di indumenti pesanti anche se aveva rifatto il suo guardaroba proprio per quella occasione. Tornò a guardare la borsa che giaceva già semipiena ai piedi del letto, per poi decidersi a chiudere anche l’armadio.

Compì gli ultimi gesti come un automa. All’improvviso non le importava più cosa avrebbe portato con sé. Una strana frenesia si impossessò di lei e dopo aver chiuso con energia la valigia volse i suoi passi verso il balcone. C’era da chiudere il rubinetto dell’acqua e l’erogatore del gas. Passando nel lungo corridoio lanciò un fugace sguardo nella camera dei figli. Pullover, camicie, jeans, scarpe, giacevano sparpagliati sulle sedie, sulla scrivania, per terra. Abbandonati in giro come se nella stanza ci fosse stata la visita dei ladri o qualche evento catastrofico che avesse costretto gli abitanti a darsi alla fuga a precipizio. Resistette all’impulso, inconscio, di entrare a sistemare. Scrollò le spalle, in fondo erano abbastanza grandi da prendersi cura delle loro cose. Così come lo erano stati quando avevano deciso di partire per conto proprio per la settimana bianca con gli amici.

Raddrizzò le spalle e con passi decisi si diresse per portare a termine le ultime incombenze. Un ultimo sguardo nello specchio del bagno le proiettò l’immagine di una donna ancora bella ed in piena forma nonostante gli anni, i figli ed i primi capelli bianchi che il suo abile parrucchiere riusciva a coprire con dei bellissimi contrasti giocati sui toni del biondo …

Inarcò il sopracciglio sinistro mentre un leggero sorriso le increspava gli angoli della bocca ancora seducente e carnosa. Poi afferrata la borsa da viaggio prese al volo il cappotto e la sciarpa e senza dar un ultimo sguardo alla casa chiuse decisa la porta alle sue spalle.

Non ebbe problemi ad uscire dal parcheggio, Giovanni il portiere vedendo la macchina uscire dai garage le aprì immediatamente il cancello.

Devo ricordarmi di fare un regalo anche a lui…magari al mio ritorno gli porterò un souvenir. Alzò l’esile mano e sorrise al portiere che dentro la guardiola la guardava con un ‘espressione che sembrava triste. Tentò di leggere il labiale <Faccia buon viaggio!>. Chinò la testa in cenno affermativo e con decisione ingranò la marcia. Slittarono leggermente le ruote sull’asfalto bagnato. Sorrise, un sorriso di bimba che ha appena compiuto una marachella, soddisfatta lei stessa per la sua spavalderia. Prese la via.

L’attendeva un lungo tragitto e, contrariamente a quelle che erano sempre state le sue abitudini non riusciva a spiegarsi come mai avesse deciso di partire al tramonto.

Quante volte aveva discusso con lui che si ostinava a viaggiare di notte motivando la sua decisione col fatto che la notte le strade sono deserte e si cammina più velocemente.

Ma adesso lui non c’era, al telefono le aveva detto “Vai, se hai deciso di andare ma non aspettarti che ti seguirò”.

Aveva chiuso lo sportelletto del cellulare con una rabbia tale che stava per staccarsi. La sfida che aveva sentito nelle sue parole l’aveva imbestialita.

Osava dubitare della sua capacità di agire? Come se fosse una bimbetta che aveva ancora bisogno della balia. Pigiò sull’acceleratore mentre le nocche sbiancavano strette attorno al volante. Avrebbe dimostrato a lui ed ai figli che sapeva benissimo cavarsela da sola… Tale pensiero la proiettò immediatamente verso la meta del suo viaggio.

Quante e quante volte, da bambina prima e da adulta poi, aveva sognato una vacanza come quella che si accingeva a compiere.

Accese la radio e infilò il suo cd preferito. Le note del sassofono si diffusero nel piccolo abitacolo della sua Citroen C1 e la aiutarono a rallentare i pensieri.


 

Arrivò a notte inoltrata nel piccolo paese coperto di neve.


Il viaggio , fortunatamente, si era  rivelato senza imprevisti.

 

Fermò la macchina al centro della piazzetta dove troneggiava un grandissimo abete pieno di luci e di neve…e dopo aver riindossato cappotto, sciarpa  e guanti scese e si diresse verso l’unico albergo del posto che si trovava di fronte alla chiesa. In quel momento l’orologio del campanile batteva due rintocchi. Si sgranchì le gambe prima di suonare e rimase in attesa del portiere che giunse di lì a poco. Compassato ma non tanto da non lasciar intravedere il suo stupore per quel arrivo nel cuore della notte.

 

Buona sera - salutò cortese mentre allungava il collo per vedere se per caso era in compagnia. Lei avanzò decisa verso la reception e chiese una camera per la notte.

Accertatosi che era veramente sola il portiere richiuse l’uscio e si apprestò a compiere le solite formalità dopo averle detto che era fortunata in quanto una stanza c’era ancora, ma solo per quella notte.

- Sa, gli ospiti che hanno prenotato inizieranno ad arrivare soltanto verso l’ora di pranzo . - Un debole sorriso a mo’ di assenso mentre rispondeva:” Ho preso in affitto un cottage, su in montagna, ma non me la sento di arrivare su a quest’ora”.

Direi che è una saggia decisione – acconsentì il portiere di notte. - La strada è ghiacciata oltre che piena di curve e tornanti.

Espletate le formalità le consegnò le chiavi della camera: - 48, terzo piano e…buon riposo.

Annuì mentre si dirigeva verso l’ascensore che si richiuse alle sue spalle dopo aver pigiato sull’apposito bottone.

La camera pulita, arredata in stile "arte povera", era abbastanza calda. Si liberò del cappotto, dei guanti e degli stivali e si buttò sul letto. Il sonno la colse subito e si addormentò così… con i vestiti indosso.

 

La luce del sole che penetrava attraverso gli spiragli della persiana la destarono da quel sonno. Aprì gli occhi per poi repentinamente richiuderli in preda ad un senso di disorientamento. Quello di chi è poco avvezzo a viaggiare e fatica a capire dove si trova.

Poi realizzò.

I ricordi degli ultimi giorni le si pararono davanti, impietosi. Un leggero fremito delle labbra che lei stessa bloccò dirigendosi verso il bagno. Una buona doccia, ecco cosa mi ci vuole. Sorrise all’immagine che le rimandava indietro il piccolo specchio di quel piccolo bagno d’albergo. Poi il ricordo del cottage le fece accelerare le azioni. Scese nella hall dove c’era ancora il portiere del turno di notte che nel vederla le sorrise.

Buona giornata, Signora. La colazione è a buffet ed è già pronta – annuì avviandosi verso una piccola stanza, anch’essa arredata con lo stesso stile della camera da letto. L’odore del caffè e del latte stuzzicò il suo stomaco ricordandole che la sera prima non aveva cenato.

Finita la colazione e saldato il conto uscì all’aperto. La giornata si presentava magnifica. I primi raggi del sole rischiaravano già la piazzetta dove aveva parcheggiato. Salì e mise in moto. La macchina stentava a partire per colpa del freddo della notte. Sterzò dolcemente e puntò decisa il muso dell’auto verso la strada che l’avrebbe portata nella sua oasi silenziosa.

Procedeva a guida sostenuta sia per la strada, il cui ghiaccio iniziava a sciogliersi, sia perché affascinata dallo spettacolo che vedeva.

Meno male che aveva messo i pneumatici da neve. A dire il vero ci aveva pensato Luca, il primogenito. Forse in un momento di “rimorso”.

Le aveva chiesto le chiavi della macchina spiegandole che gli servivano proprio per portarla dal gommista a farle sistemare le ruote visto che andava sulla neve.

I rami degli alberi appesantiti dalla neve sembravano inchinarsi al suo passaggio. Più procedeva lungo la salita più lo spettacolo di quella bianca natura la estasiava. La vide in lontananza quella piccola casetta costruita interamente in legno, in puro stile tirolese. Il cuore sobbalzò in petto. Finalmente il suo sogno di fanciulla era lì davanti a lei. Quante volte, nei grigi e lunghi inverni cittadini aveva sognato di trovarsi in un posto come quello!

Ed ora finalmente aveva smesso di essere sogno ed era divenuto realtà…

Il suo sogno… la sua realtà.

Accelerò quel tanto per accorciare la distanza e si fermò.

 

Non seppe dire, in seguito, se tra lo spegnersi del motore e l’aprirsi dell’uscio ci fosse stato o meno un lasso di tempo o tutto fosse avvenuto contemporaneamente. L’unica cosa certa era che lì, davanti alla porta c’erano loro…


Monday, February 19, 2007

Vado e torno


Quante e quante volte ancor

devo andare e poi...tornare...

E  riandare...





 





Si fan sempre più stanchi i  passi...

Le gambe più pesanti...il cuore colmo

di  tristezza senza tempo né confine...

Eppure torno...





 






Torno e non siedo...instancabile

ape porto nuova linfa...

nuova energia...Vitale...

Dò la vita e nulla chiedo in cambio...

Non baratto il mio cuore...

E così difficile  dare...                              

"AMORE"?

Wednesday, February 14, 2007

Remember


Quanta tenerezza


quel bacio furtivo


scambiato di nascosto


dietro quel tronco d'albero


della Villa Comunale.


E quel lieve rossore che


imporpora le guance!


Chissà perché affiora alla  mente


proprio adesso il ricordo di quel


Primo Bacio.


Quanti anni son passati!


Quanti i baci dati!


Quante le promesse, vere o false,


pronunciate!


Eppure la dolce tenerezza


di quel furtivo e ingenuo bacio


 si posa  lieve su questo cuore


ormai stanco ridonandogli


nuovo sussulto


Monday, February 12, 2007

Si sedes non is


La sera è l'ora che prediligo per andarmene in giro per le strade della città semideserta. Mi immergo nell'oscurità delle strade come un cane randagio. Annuso l'aria, sollevo le orecchie, i sensi all'erta a cogliere il minimo fruscio, il più piccolo movimento, che possa interrompere il piacere di queste mie solitarie passeggiate. E così che una non ben precisata sera [che poi mi chiedo: a che serve ricordare il giorno, l'ora di un evento?] , dicevo in una sera qualunque, di un giorno qualunque nel dirigermi verso l'unico pezzo di verde rimasto nel mio quartiere mi fermai interdetta alla vista di una sagoma inver molto strana. Tentai di avvicinarmici senza destar in essa alcun allarme, mantenendo la debita distanza. Mentre mi avvicinavo sempre più in ugual misura si accresceva la mia titubanza. Non eravamo in periodo carnecialesco eppure... eppure la figura che iniziavo ad individuare indossava abiti di una strana foggia. Più che parlar di abiti direi che sia più giusto parlar di tunica... Una tunica azzurra. Ampie maniche scendevano lungo il corpo e portava, legata ad una cintola, una strana borsa.Che avreste fatto voi al mio posto?
Io feci la cosa più ovvia, lasciai che la curiosità avesse il sopravvento sulla mia difidenza e mi avvicinai. Notai subito, nonostante la fioca luce, lo stato dimesso dell'abito ed il volto emaciato e scarno di chi mi stava di fronte. Difficile dire se fosse uomo o donna visto la lunga capigliatura che gli ricadeva morbidamente sulle esili spalle.Solo quando parlò la sua voce ferma e profonda mi consentì di dargli una identità maschile. Quello che lui proferì in realtà mi colpì profondamente.
<< E` da molto che girovago senza una meta e senza fissa dimora - esordì così improvvisamente mentre si accasciava sull'unica panchina di quel parco -  ma l`Acqua non può far a meno di tornare lì dove è nata. Lì dove c`è l`Alpha e l`Omega.Sono tornato in cerca di risposte e qualcosa ho trovato lì dove essa risiede. C`era il Quinto e dalle sue parole altre ne sono emerse...come foglie trascinate dal vento...Pagine di un libro scritto in chissà quale tempo >>...
Si zittì all'improvviso, così come all'improvviso aveva iniziato a parlare, lo sguardo diritto, fisso davanti a sé come in preda ad una visione che solo lui vedeva, indi riprese, e la voce  or si levò più decisa e ferma.
<< Prima che queste parole mi tornassero in mente io stavo seduto... Quanto tempo son rimasto così... in silenzio a tentar di ascoltare i 4 più 1! Ma nulla udivo... Nessun suono usciva dall`Aria che sembrava lontana...assente.
Nulla proveniva dalla Terra, sulla quale poggiavo le mie membra, a parte qualche timido sussulto...
Nulla dall`Acqua che pur mi aveva generato ...
Nulla dal Fuoco che pur sentivo bruciarmi il cuore...
Nulla dall`Etere verso cui andava spesso il mio pensiero...
Ed il Sole... il Sole era così lontano ed io mi sentivo così piccolo al suo cospetto che non osavo nemmeno sollevar lo sguardo su di lui... Poi una voce, un piccolo richiamo... mi sollecita ad alzarmi...e lo vedo e... ricordo...ricordo le parole che in una lontana notte mentre ero intento ai miei studi emersero da una pagina scolorita dal tempo. Stavo tentando di decifrare un vecchio tomo ermetico quando mi imbattei in queste parole >>...
Ancor si fermò mentre corrugava la fronte forse nel tentativo di ricordare. Incosciamente mi lasciai scivolare sulla panchina accanto a lui. Il suo parlare, il suo modo di esprimersi, oltre che stupirmi iniziavano ad affabularmi. Dovevo avere un'aria da ebete ne son sicura, me ne resi conto quando realizzai che stavo con la bocca aperta e non riuscivo a pronunciar parola. Ma lui sembrava non accorgersi nemmeno della mia presenza anche se sono convinta che le nostre anime da qualche parte si fossero già incontrate. Forse così si sarà sentita Viviana quando incontrò Merlino alla Fontana di Barenton.Lo osservavo in silenzio...e lui ben presto riprese a parlare.
<< Colui che cerca la verità non si ferma all'apparenza delle cose e delle idee ma tenta l'accesso nel ventre della Terra. Lì dove più fitta è la notte e non si vedono nemmeno le ombre di chi vi entra. Avvolto da quella oscurità si agita, brancola, si dimena e si dispera nel tentativo di trovar l'uscita. Ma più si agita più il buio lo risucchia. Così come fa il mare agitato con un corpo che tenta di rimanere disperatamente a galla... Hai visto mai un uomo agitarsi in un mare in tempesta?>>.
La domanda, rivolta a me, mi colse di sorpresa, deglutii diverse volte prima di annuire visto che la voce non voleva uscire. Lui sembrò non avvedersene nemmeno.
"Ecco è così che l'anima si trova. Solo quando capisce che non riesce a trovare la soluzione si arresta immobile... ferma i pensieri... e decide di lasciarsi morire. A quel punto, diceva l'autore di quel tomo, avviene qualcosa di incredibile. Le ceneri di quello che era stato un essere tribolato e annientato dal dolore si rianimano... Una luce si sprigiona dalla polvere e rapida svetta verso l'alto tagliando l'Ombra...Ali maestose si aprono e l'uccello rinato torna a volare nel Sole... Si sedes non is... ricordati queste parole"... così dicendo si dissolse davanti ad i miei occhi. Mi ridestai come da un sogno e nell'abbassar lo sguardo sulla panchina dove prima sedeva quello strano individuo vi trovai una piuma coi colori dell'iride...
Ce l'ho qui, adesso, con me. La porto intrecciata nei miei capelli mentre dentro me continuo a ripetermi...
"Si sedes non is"...


Monday, February 05, 2007

So chi sei


Io so chi sei...

al di là di ogni parola

polemica o graffiante.

Al di là del tuo sbandierato scetticismo.

Oltre i confini della realtà.

Surclassando la zavorra

degli avvenimenti quotidiani

che tengono lontano

l'Essere dall'Apparire.

Io so chi c'è dietro quella maschera

Conosco il tuo Volto...

Intuisco i tuoi Pensieri...

Vedo i gesti  che li accompagnano.

Come un pittore, con mano morbida

e tocco gentile, ne seguo i contorni

che dolcemente si delineano.

Prendono Forma.

Divengono Reali.

Ma allora perché questo mio

 stare...Male?