Ancorata

Ladri di auto
Ladri d'ombrelli
Ladri di bici
ladri d'appartamenti
Governi ladri
ladri operai
Chi ruba ai lavoratori
chi ai pensionati.
Ladri di sogni
Speranze rubate
Il ladro peggiore?
Colui che ruba il Tempo altrui.

1915 – 1918
Erano giovani, imbelli,
molti imberbi
molti studenti
gli abbiamo dato un fucile in mano
per l’ onore della Patria
mandati a morire
Lontano
1939 – 1945
Erano giovani, imbelli,
molti imberbi
molti studenti
gli abbiamo dato un fucile in mano
per l’onore della Patria
mandati a morire
Lontano
Terzo Millennio
Or che la Patria muore
nessun giovane sa cosa sia
l’Onore
né l’Amor di Patria
e se ne va
Lontano.
[Ri… passo]
I greci, popolo di saggi e di filosofi, distinguevano tre volti o aspetti dell’amore: Eros, Agape e Philia.
Eros figlio di Povertà e Acquisto, secondo la concezione platonica, è l’amore carnale in cui esso occultamente manifesta il desiderio egotico del mutuo scambio, di un dare ed avere. Nasce dalla fame e diventa potere di acquisto di qualcosa che ne plachi la bramosia dei sensi.
Philia è l’amore sentimentale, quello che si stabilisce in un rapporto di complice amicizia, di affiatamento e di comunità di intenti.
Agape è l’Amore spirituale o universale che eleva l’uomo e gli fa comprendere che non è lui a possedere Dio ma Dio che lo possiede.
Ecco quindi il gran parlare dell’amore e le sue diverse manifestazioni.
L’amore che ci sublima e ci fa volare alto quando diventa amore universale, quindi disinteressato: Che nulla chiede in cambio perché, come dice Gibran nel Profeta: L’amore basta all’amore.
Il medesimo amore che ci fa sprofondare nello sconforto più nero, nel baratro di noi stessi quando invece esso si ferma all’Eros che egoisticamente tutto chiede e tutto pretende. E tanto più pretende tanto più ci annienta nel momento in cui questo finisce e ci si ritrova da soli.
Bello, soave e dolce invece è Philia che ci sa confortare, cullare, accarezzare, proteggere, quando, prima di pensare a noi stessi ed alla nostra felicità, anteponiamo questa a quella dell’altro.
Io sono il palpito incontrollato
Il primo vagito del neonato
Il pianto dell’amato abbandonato
L’urlo disumano delle doglie
Il battito ritmico del cuore
Il pulsare del sangue nelle vene
Ed il grondar rugiada dalle foglie
L’urlo smodato della passione
Ed il sapore dell’Eros consumato
L’ inoppugnabile sentenza della Morte
Io sono le mani che implorano
e che concedono clemenza e,
congiunte, si chiudono in preghiera
per invocare un nome.
Io sono l’Amore.
Com’è difficile poetare!
Ovvero dare alle parole
quell’ afflato di alta prosodia
che raggiunge l’Olimpo e ti
incorona con l’alloro dei poeti.
Se trovi il metro è il verso
che vien meno e quando alfin
questo e quello hai dosato
ecco che sono le parole
che sanno di “affettato”
E poi, senza cercarla,
né amarla, ecco che la rima,
baciata o alternata,
come una macchia appare sulla carta.
E allor che fare? Mi devo rassegnare
a rimanere una semplice scrivana
e demandare agli altri
gli onori degli altari.
Lungo il viale, ingentilito da macchie di colore dei primi fiori, una figura femminile avanzava lentamente. Il profumo dei fiori si spandeva in quell'aria primaverile trasportato dalla calda brezza che lieve le carezzava la pelle facendole fluttuare il leggero vestito di seta, a stampe floreali, sul corpo snello e compatto.
Percorse gli ultimi metri con una certa rapidità, quanto glielo consentivano le eleganti chanel dal tacco sottile che sembrava volesse incastrarsi, ad ogni passo, nell'acciottolato della pavimentazione. Si teneva stretta al corpo l'elegante borsa di cuoio per evitare che il vento potesse sollevarle l'abito.
Finalmente in macchina trasse un profondo respiro, indi sbuffò, come una ragazzina, emettendo l'aria che aveva trattenuto da quando aveva chiuso il portone del palazzo. Mise in moto e abbassò il finestrino mentre la voce dello speaker riempiva l'abitacolo. Agganciò la cintura di sicurezza e lentamente si immise nella corsia, risucchiata dal traffico della città. Intanto ripensava alla telefonata, ricevuta mentre stava ancora soerseggiando il primo caffé della giornata. La voce di lui, calda e profonda, le augurava il buongiorno, nonostante il sole era già sorto da un bel po'. Aveva ricambiato il saluto con lo stesso trasporto che metteva nel baciarlo al mattino; quando si svegliavano ancora abbracciati nel letto dopo una travolgente notte d'amore.
Poi la discussione scivolò sul quotidiano e sugli impegni di entrambi per la mattinata. Stava per salutarlo quando lui la bloccò con quella richiesta paradossale... assurda... bislacca... togliendole la parola. Lui interpretò il suo silenzio come assenso e concluse sussurrando:
-Ti adoro -.
Aveva ubbidito più per amore che per intima convinzione assecondando la sua richiesta. Anche se ora doveva ammettere a se stessa che la cosa la eccitava, nonostante tutto. L'unico problema era che proprio quella mattina aveva due udienze in Pretura ed una sentenza in Tribunale.
Entrò nella cancelleria con la speranza che qualche istanza fosse stata revocata per l'assenza del giudice. Si sentiva gli sguardi insistenti dei colleghi addosso, come se sapessero e volessero spogliarla. Arrossì al pensiero. Il cancelliere gli confermò la presenza del giudice quindi non le rimase altro da fare che depositare degli atti al registro e dirigersi verso l'aula delle udienze. Uno dei clienti non si presentò per cui il giudice rinviò l'udienza. L'altra causa era una banalissima controversia per morosità.
Alle 11.15 era in Tribunale. Il cuore iniziò a batterle all'impazzata. L'aula era come al solito affollata da clienti e avvocati. Aveva dato appuntamento al suo cliente per le 11.00 ed era in ritardo ma il suo pensiero era altrove.
- Alla faccia della professionalità - scosse la testa per scacciare questo pensiero mentre dirigeva lo sguardo intorno all'aula per fermarlo alla scrivania dove lui stava seduto impegnato a presiedere una causa.
Bello... pacato... distaccato come si conviene ad un giudice. Sollevò la testa come se avesse percepito il suo sguardo. I suoi occhi incontrarono quelli di lei, ammiccò nella sua direzione, lei abbassò la testa annuendo, mentre le guance si coloravano di un leggero rossore che non sfuggì allo sguardo attento e penetrante di lui che sorrise per poi tornare al suo lavoro.
Distolse lo sguardo per cercare di individuare il suo cliente che, avendola scorta da lontano, or si stava dirigende verso di lei. Gli andò incontro mentre venivano raggiunti dall'avvocato con la controparte. Il collega tentò una mediazione nella speranza di giungere ad un patteggiamento prima di presentarsi davanti al giudice. Il cliente scuoteva il capo. La soluzione che i due gli prospettavano sembrava non lo soddisfacesse. Scrollò le spalle mentre il cellualre squillò.
- Allora è proprio vero... Hai fatto quello che ti ho detto! - La voce soffocata di lui ebbe il potere di riaccenderle ulteriormente i sensi. Si girò per cercarlo nella stanza e lo vide in fondo, vicino alla finestra che si affacciava nel cortile interno del Tribunale. Le spalle girate alla sala.
- Chiedo scusa - e si allontanò lasciando i suoi interlocutori a discutere.
- Lo sai che non so negarti nulla- bisbigliò piano nel ricevitore.
- Ti aspetto nel mio studio... Raggiungimi quando hai finito.
Chiuse con un leggero colpo lo sportelletto del cellulare... L'animo ed i sensi in tumulto. Il suo cliente, intanto, continuava a discutere e la discussione diveniva sempre più incandescente. Vani gli sforzi degli avvocati di entrambi per sedare gli animi.. E così, in questo stato, si presentarono davanti al giudice che li aveva appena convocati, il quale infastidito un po' per motivi suoi, un po' per come si erano presentati davanti a lui, decise di rinviare il pronunciamento della sentenza.
Tirò un sospiro di sollievo e accomiatatasi dal gruppo con la scusa di un'altra causa si diresse verso la macchina. Il solito traffico dell'ora di punta le impediva di procedere spedita. L'ufficio, che condividevano entrambi, non era distante dal tribunale eppure sembrava che non dovesse mai arrivare. La segretaria non c'era. Lui aveva pensato di affidarle degli incarichi burocratici da svolgere verso degli enti pubblici e così mentre cercava le chiavi dentro la borsa, lui aprì la porta e la trasse a se prendendole la mano e portandola sulla patta dei pantaloni.
- Guarda in che stato sono da oltre due ore - le disse con voce rauca mentre le faceva toccare con mano l'effetto che lei riusciva a suscitare in lui solo al vederla e al pensiero di sapere che lei aveva eseguito il suo impudico... sensuale... folle desiderio...
Si strinse a lui, le loro bocche si incontrarono. Lui non resistette oltre e sollevandole il leggero vestito di seta fece scorrere con vogliosa bramosia la sua mano tra le cosce tornite. Salì deciso e senza indugiare oltre affondò le dita in quel caldo ed umido nido...
- Ti adoro! - ....
Cercarsi... Trovarsi... Scoprirsi.
↓ ↓ ↓
Gli occhi... lo sguardo... la pelle.
Brivido caldo...
Toccarsi... Baciarsi... Prendersi.
↓ ↓ ↓
Le mani... la bocca... il corpo.
Fluida passione...
Infine sentirti bruciar dentro me
mentre io brucio d'Amor per te.
Or blandi... or ammalianti,
or banali or conturbanti,
molte volte scontate, pur
sempre sincere, le parole
si rincorrono, si accavallano
si scavalcano in un gioco
sempiterno che pausa breve
misconosce, tregua nol concede.
Sfilano davanti a me in
versi liberi o in metrica
per raccontar di Eros,
focoso amante, e pur
di Afrodite che a lui si
svela, seducente Circe.
Lamentansi della maledetta
vita e del tormentoso mistero
che alfin conduce l'uomo nel
buio labirinto della notte...
E mi perdo in versi non miei.
In racconti di emozioni che
sento distanti...di un passato
vissuto sul tasto del replay...
Grandissima la mia sorpresa nel trovare nella posta copia di questa rivista che il super... strafantastico... megagalattico Alessandro Troisi mi ha fatto pervenire e nelle cui pagine ho trovato pubblicato un mio racconto.
Che dire? Sono commossa, emozionata, lusingata e chi più ne ha più ne metta, ma sicuramente non renderà l'idea di come mi senta in questo momento.
A te Alessandro il mio grazie sincero!
Potete trovarla al seguente indirizzo:
Amo
con ogni fibra... con ogni cellula,
con ogni goccia del mio sangue.
In ogni mio respiro ... io amo.
Nel pulsare incessante
del mio cuore... amo.
Nel vivere frenetico
del mio corpo ... amo.
Amo con la mente.
Amo, con l'essenza
impalpabile della mia
anima immortale.
E se mi dici che tutto ciò
è peccato, ti rispondo:
Non cerco assoluzione.