Ancorata
Nell'alternarsi di solstizi
e di equinozi ho vissuto.
Ora, accompagnandomi alla fossa,
non offrimi corone
ma opere di bene.


Martellante il pendolo,
sospeso a un filo di bava,
scandisce il nostro tempo
Torna il pensiero a quella
che con netto fendente
or recide ogni cosa.
Non adusa a bussare
non chiede permesso.
Avanza silenziosa
Entra e lascia sgomento.
Sotto la bianca stele
solo un vocio sottile:
Di pianto di-vento infantile.
Baluginio d'un lume
tra quelle antiche ciglia
col profumo di fiori nuovi...

Labbra arse di sale,
salsedine appiccicata
addosso.Pelle ambrata.
Vestiti tinti di nero.
Nero indelebile. Nero,
uguale al grasso delle rotaie
dei treni di quella stazione
che non conosce la morte.
La robusta ancora
e la piccola valigia
dentro ignota angoscia
e sconfinata paura.
Andare e venire
in cerca perenne
di ferma stabilità.
Marinaio issa l'ancora.
Salva
Io so quando la Nera Dama,
avanza silente e netta recide.
Ne sento l'eco sua vicina.
Capto il suo silente passo.
Rabbrividisco alla brezza
che ne preannuncia l’arrivo.
Ha un odore particolare,
tra l’acre e il salato,
ed i colori del lutto.
Il canto della civetta
accompagna il tormento
di chi giace sofferente,
i pianti repressi, i lamenti,
degli addolorati parenti.
Tra angoscia ed orrore
Ella avanza esultante,
dritta e fiera, sul suo carro
trainato da neri destrieri.
Rimane il cuore
orfano pietrificato
che le lacrime balsamiche
son state barattate tutte
nelle piazze del mercato
della Vita e della Morte.
Chi sono io che mi aggiro
Tra le rovine di queste colonne
Qui nella valle dei templi
In cui l’uomo ha costruito
il suo tabernacolo vivente?
Chi sono io che esule vago
In questi campi sterili
Abbandonati all’incuria
Del tempo, tra le macerie
Di sogni, speranze, illusioni?
Non sono nessuno, né valore
alcuno ho, per cui conduco
I miei passi lievi, inosservata.
Scruto, pondero, rifletto,
s’intristisce il cuore: Desolazione!
Solo brullo e arido paesaggio
ciò che mi circonda in questa
solitudine che mi sono scelta
mentre, novella Cassandra,
profetizzo per me stessa una fine
ignota e sconosciuta.
Nessuno di me dirà un giorno:
qui visse!
Pelle cadente su
rami rinsecchiti.
Ventre flaccido su
Inaridito utero.
Bocca sdentata.
Canuto il capo.
Lo sguardo spento,
la schiena piegata
dal giogo della vita.
Pensiero guizzante:
sul finire del giorno
e ciò che rimane per
affrontare la Morte
prima che il senno
vada scomparendo.
Si srotolano i giorni
trovandomi inerte davanti
al Tempo, nel cui morso
l'anima è rimasta imbrigliata.
E' stato un viaggio lungo, per nulla
agevole, quello che mi ha condotto
qui, in questo tempo aguzzino che
non mi lascia neppure respirare.
Mi assilla... mi rincorre... mi mette
alle strette travolgendomi l' essere.
Mi dimeno... mi dibatto... non
mi arrendo al suo dominio tiranno.
Indifferente continua, inesorabile,
la sua corsa ai confini del mondo
fino alle porte degli spazi siderali.
Attraverso sentieri ignoti
mi sospinge in nebulosi
ed eterei mondi in cui lui
si dissolve e svanisce.
Solo qui io vivo
assaporando la bramata libertà
... nell'Eternità.
Seduta davanti al silenzio
contemplo il mio riflesso in uno specchio
immaginario...
Cerco il mio cuore...
Quante volte l'ho fatto...
Trovandolo ...
Riperdendolo...
Rivango il pensiero...
tolgo pietre ed erbacce
cresciute sopra ad una...
TOMBA...
E' lì che l'ho lasciato...
Lì mani impietose l'hanno seppellito...
Quando ancor bimba
contemplavo il futuro...
Chiari e trasparenti occhi grigi
mi incatenavano...
le mie carezze ed i miei baci
su quei biondi capelli
posavo...
... mai sazia...
Lui ... il mio Re...
ed io la sua piccola Principessa...
Poi d'improvviso il NULLA...
Ripercorro or la strada ...
Piccole braccia a cercar
nella notte...
quel corpo...
quelle carezze...
Lacrime fredde sulle guance asciugavano
mentre le mie mani toccavano
il posto vuoto e freddo
della Morte...
Morì...
alla fine di novembre...
Crebbi...così...
guardandomi attorno indifferente...
uccello caduto dal nido...
senza più nido...
Piccola principessa
senza più il suo Re...
senza più il Suo Regno...
Crebbi...
Qualcosa in me si risvegliò...
la Vita...
reclamava i suoi diritti la milady...
Cercai di riscaldare
il freddo della Morte...
...Invano...
Io aprivo la porta
ed il destino mi schiaffeggiava...
...la richiudevo...
Poi...poi arrivasti Tu...
mi prendesti...
a modo tuo ti prendesti cura di questo corpo
senza CuOrE...senza ViTa...
Tornai a vivere ...
a sognare...
Volarono alti i sogni...
forse troppo...
Or c'è che dice che
non ho "disponibilità...emotiva"...
Ridono le mie labbra...
mentre questo cuore riesumato
piange disperato...
[scritto il 30 Luglio 2005]