Saturday, June 20, 2009

Formiche

Ha valore la vita
di un insignificante formica?
A migliaia invadono il formicaio
Chi riesce a distinguerle una dall'altra?

Così è degli uomini l'esistenza grama.

Rotolano su terreni accidentati
con mani sporche detergono il sudore
dipingendosi così sul volto... la maschera.

Brulicano e si sbracciano per uscir dalla massa

Celano le rughe il racconto della vita
mentre negli occhi, fari senza petrolio,
non traspare più il guizzo dell'anima.

Sotto un tumulo si spegnerà  il  ricordo

E duplicano i loro spermatozoi ed il loro DNA
tentando di sopravvivere alla morte sovrana:
compendio di  paranoiche manie

Tornano polvere e cenere, coi giorni, le parole.

Tutto passa eppure tutto tornerà.
Riprenderà il ciclo dell'esistenza grama
fino a che non verranno spezzate le catene
della bramosa concupiscenza della vita.

Io non tornerò: dissolto in bagno d'acido sarà il mio Io


3 comments:

Korus said...

Da "Parolarte" riporto il commento di "Anghelu" e la mia risposta:
La differenza tra la formica e l'uomo sta che la formica ha motivo d'essere solo all'interno di un formicaio, ed è questa è la sua forza, l'uomo ha motivo d'essere solo se riesce a distinguersi dalla massa, il suo problema è che ciò non avviene quasi mai per l'unicità del pensiero, ma per l'ostentazione di ciò che si vorrebbe essere.
Buona lirica.
Francesco

***

Ciao Anghelu quanto dici è solo parzialmente vero. Gli studi sociali dicono che l'uomo non può vivere al di fuori di una comunità. Per questo si prolificano le sette, le religioni, i gruppi (letterari, artistici, filosofici, politici etc..etc...) ed è in questi gruppi, grandi o piccoli che siano, che si creano le gerarchie sociali. Si costituisce e si elegge il leader ed i gregari. Si individuano coloro che avranno un ruolo predominante ed uno subalterno. E tutto ciò è possibile perché c'è il gruppo, compatto e coevo. Fuori dal gruppo l'individuo non è nessuno. E' tale e quale a una formica, appunto. Senza identità, senza storia. Un discorso a parte meritano gli eremiti. Quelli che abbandonato il "branco" vivono una vita in ascetica e mistica solitudine. Ma per loro, come dicevo, il discorso si fa diverso. A loro non interessa essere qualcuno; in loro si esalta e si rivendica la libertà dell'IO. E la cosa si complica nel momento in cui si parla di "libertà".
Grazie per le tue osservazioni e buona giornata a te.

michelazan said...

avevo letto la tua poesia proprio su parolarte e sono passata qui, a rileggerti, un saluto, michela.

ArditoEufemismo said...

Una sferzata all'umana ipocrisia. Una sorta di altezzoso aventino che arriva a rifiutare l'istinto di conservazione della specie. E se la specie è questa, come darti torto?