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Thursday, November 03, 2011

La Musa appassita

Dedico un'ora alle piante


Dò acqua ai gerani,


estirpo le ortiche,


rinvaso la yucca.


 

Concimo il terreno


Eppure le cure


sono a volte eccessive


m'accorgo di averne fatta


qualcuna marcire...


 

Un drastico taglio,


rinserro il germoglio rimasto.


Tornerai rigogliosa più di prima,


mia bellissima Musa.


Schermata 2017-09-17 alle 13.28.44

Sunday, November 01, 2009

Desidero un'anima da strega

Sorride ed ammicca Lilith

Riluce stasera la luna piena


Sfiora il mondo coi suoi pallidi raggi,

bacia le querce nella radura.

Si riflettono, nella quiete solitaria,

le sfaccettature dell'anima,

in questa  notte delle streghe.


Trepidano in vista dell'incontro

le figlie della  sensitiva  femminilità


Li accoglierà, nel cuor delle tenebre,

in quel punto dell'universo invisibile,

in quella  linea rarefatta,

che si disperde una volta l'anno,

per ascoltare la voce dei Maestri.


M'assale struggente un desiderio

mi percorre brivido dentro



Smania d' unirmi al loro canto, alle  lor danze

d' afferrare  l' opportunità d'incontrare lì,

in quel convivio di sapienti,

il calore di un abbraccio negato,

il suono di una voce spentasi nel tempo.


Questa  è la notte di

All Hallows'Eve day


Liberandomi di questa veste opprimente

Tornerei la bambina che hai lasciato

Raccontandoti di me, del dolore

che mi ha paralizzato il cuore,

confesserei che no, io non so amare.


E' questa la notte di

All Hallow's Eve day

Monday, September 21, 2009

Non piangere, anima mia

Finiti i frutti estivi
lentamente si spoglia
delle foglie l'albero.

Rimangono i rami,
rinsecchiti braccia.
Si accingono gli uccelli
ad abbandonare il nido.

C' è terra bruciata a  ricoprir radici
che hanno ancora sete d'acqua.
Lì, in quel rigoglioso campo
ora è sceso cupo il silenzio.

Dove sono gli amici
che ancor ieri l'altro
all'ombra dei tuoi rami
banchettavano?
Dove sono coloro
che t'amavano?
Sono tutti spariti!
Fuggiti via con le foglie
e gli uccelli ormai cresciuti.

Non piangere anima mia...

Wednesday, August 19, 2009

Gelsomini nel plenilunio



Ancor tramonta all'orizzonte il sole
inabissandosi nel mare.
E s'alza lento dagli scogli il canto
ammaliatore delle mermaid.


Mi avvolge la notte dipingendo
di cobalto ogni cosa. Sfuma,
in contorni indefiniti di blu,
la terra che lenta s'acquieta.


Ed è solo silenzio. Il silenzio io
e quell'ipnotico brillìo
che ti spoglia e sei niente
al cospetto di un munifico Dio.


Immergo avida la bocca in quel
luccichìo tentando di suggere
le forze a quell'universo stellato
che indifferente il buio accende.


Reclino la testa affranta:
svanisce e si dilegua la speranza
d' ottener doni da un universo avaro,


e si tinge di miracolo la sera.


Lì, sparse su una piccola siepe,
splendono centinaia di stelle
che profumano l'aria, stordendomi.


Risplende nivea la terra imbelle:
son gelsomini fioriti nel chiaro-
scuro di un estivo plenilunio.


Appago i sensi..

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Friday, July 17, 2009

e... fuori piove.



Le parole accarezzano il pensiero
e... fuori piove: svanisce la calura
mentre l'acqua sedimenta la polvere
che il vento sollevava qualche istante fa.

E' bastato un attimo e le cose
assumono un aspetto nuovo,
diverso; pulito e fresco.
Tiro fuori l'ombrello e mi riparo
così dalla cattiveria del tempo.

Cullo la mia anima cantandole
una nenia antica e moderna.
Sincronizzo i passi all'unisono
coi battiti del cuore e... fuori piove.

Tuesday, July 07, 2009

Il firmamento

Su un panchetto,
braccia sul davanzale
mi sostengo il mento:
Osservo il firmamento.

E' un mare di stelle
questo cielo limpido,
non un alito, né un soffio
ne vela il luccichio.

Sussurra  la notte
narrandomi di mondi
sconosciuti e lontani.
Squarcio il velo del Tempo.

Misuro col giusto metro
la dimensione delle cose

Vibrar di battito d'ali
illanguidisce la mente.
Reclino piano la testa:
così mi addormento.

Cede nel sonno il baluardo
dell'ultima roccaforte spaziale.

Monday, October 06, 2008

En to pan... part 2




Oh come bramo raggiungere il Mare!
Far parte di quella forza
 impetuosa,
 travolgente.
Infrangermi contro gli scogli,
evaporare
 ridiscendere
per poi tornare in esso
dispensatore:
di tesori,
di nutrimento,
di vita,
di morte!

En to pan...

Sunday, October 05, 2008

En to pan... part 1




Piccola goccia d' Acqua:
questoè ciò che sono.
Mutevole e impetuosa
Timido gorgoglio,
onda burrascosa.

Ora calda  che tosto evapora
ora  ghiaccio che si scioglie
nell'abbraccio del fuoco.

Fresca sorgente,
putrida fanghiglia:
Goccia sempre uguale 
eppur sempre diversa...

Una piccola goccia
  fiera del suo essere
piccola, cristallina:
non ne sentite la di lei voce?
Clip...clip...clip...
Zampilla così dalla sorgente;
Clip... clip... clip
Fuoriesce dal bicchiere colmo;
clip... clip... clip
Scende sulla fronte madida.

Si intravvede fra le ciglia;
Inumidisce le labbra;
Si deposita lì sulle foglie
e sui petali dei fiori, alle prime 
luci dell`alba, splende rugiada...

Thursday, July 17, 2008

Dopo una lunga notte

Mi libero delle pesanti coltri 
e, sostando sul mio balcone, offro
il volto al sole che benevolo
riscalda quest' aria mattutina.
 
Ascolto il suono delle cicale
che in  quel piccolo campo cantano
instancabili  tra'l fitto fogliame
del rigoglioso ciliegio e del pesco.

Sorrido conciliante al  fragore
cittadino che  giunge fievole,
qui, sul mio balcone, mentre volgo
lo sguardo al Vesuvio lontano.

M'imbevo d'aria. Di luce. Di sole.
Ritornando a volare col vento

do' un calcio a questo mondo

che, pusillanime, si allontana.

Sunday, May 25, 2008

Il senso della vita




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Immagine "Deviantart"


Sono sempre stata una bambina un po’ “strana”. Non è che non amassi la compagnia degli altri, che anzi erano sempre a casa mia, ma c’erano dei momenti in cui amavo starmene da sola. Ricordo che avevamo una grandissima finestra, con un ampio davanzale dove mi sedevo per ore a contemplare le nuvole che non erano mai le stesse. A volte soffici, impalpabili, come leggere pennellate di un bianco diafano, se ne stavano immobili sopra quel mio pezzo di cielo. Tal altra invece erano in tutte le sfumature del grigio, pesanti, saturi di acqua che riversavano giù come cascate. Come se il cielo aprisse le sue cataratte e desse sfogo a tutto il suo dolore. Altre volte erano piccoli cirri sui toni soffusi dell’azzurro che si rincorrevano sospinti dal vento. Allora provavo a dar loro una fisionomia prima che venissero stravolti. A volte il cielo era così terso che nemmeno strizzando gli occhi riuscivo a intravedere un batuffolo di bianco. Neppure una spolverata di cipria. E allora mi chiedevo dove erano finite. Dove si erano cacciate lasciando il cielo nudo. Quante volte mi sarebbe piaciuto sedermici sopra e farmi trasportare per capire dove se ne andavano. Per me era  un grande mistero la loro presenza e la loro assenza…


Quando non ero col naso all’insù mi ritrovavo acquattata ad osservare le formiche. Ne puntavo una a caso e la seguivo con le piccole dita, lungo il suo tragitto. Era sempre la stessa identica scena… Giorno per giorno. La loro camminata in fila indiana, una in un senso e l’altra in senso contrario. Immancabilmente quando si incrociavano sembrava che si scambiassero fra loro dei messaggi.


A volte ne vedevo qualcuna trascinarsi un briciolo di cibo grande tre volte lei… le compagne le passavano vicine si soffermavano come al solito e poi proseguivano lasciandola da sola ad arrancare con quel briciolo che immaginavo per lei doveva essere grande come un massiccio montuoso. Mi indispettiva che nessuno di loro si preoccupasse di fermarsi a darle una mano. Ma la cosa che mi meravigliava di più era che a volte, dopo aver individuato la loro tana, io la facevo franare e aspettavo di vedere cosa succedeva. Pensavo: Ecco, adesso dovranno traslocare e costruirsi una casa altrove. Invece no, all’improvviso, passato il primo scompiglio eccole in venti, trenta prodigarsi per riaprire la strada. Allora indispettita mi alzavo ed andavo in cerca degli amici. Mentre in cuor mio meditavo sulla loro stupidità e sull’inutilità della loro vita.


Certe abitudini son dure a morire ed ancor oggi, tutte le mattine, appena alzata dal letto osservo il cielo. Ora so a che servono le nuvole e dal loro aspetto so se la giornata che mi accingo a vivere sarà serena o porterà qualche temporale. Ho trovato il senso della loro esistenza.


Ancor oggi osservo le colonie di formiche arrabbattarsi avanti ed indietro con le loro provviste. Comprendo il senso del loro lavoro incessante e ancor oggi concludo che in fondo sono sempre stupidi insetti che si ammazzano di fatica e solo per… mangiare.


Osservando le nuvole, forse, ho imparato ad osservare il volto degli uomini per cercare di capire dal loro sguardo se sono contenti o arrabbiati, tristi o felici. Quante sfumature passano in pochi istanti negli sguardi delle persone! La maggior parte di noi si comporta come le formiche. Lavorano… lavorano e ad altro non pensano se non a rimpinguire i loro granai. Te ne accorgi subito dai loro sguardi: non hanno capito il senso della vita. Ammesso che si siano mai posti il problema del perché loro esistono e non si siano risposti che lo scopo della loro esistenza è il lavoro.


Altri sono come le nuvole corrono inseguendo un sogno, pieni di aspettative e di speranze. Il più delle volte non si sa dove vanno a finire e se quello che cercavano l’hanno raggiunto…


Lo so,  adesso voi siete curiosi di sapere se io sono nuvola o formica. Quante volte lungo il corso della mia vita mi sono fatta la stessa domanda! Non sono mai riuscita a rispondermi, forse perché sono un po’ di questa e un po’ di quella.


Solo una cosa è certa: sollevando lo sguardo in un campo di papaveri rimango affascinata dalla loro semplice bellezza. Quelle macchie di rosso che si staccano con prepotenza dall’azzurro del cielo reclamano fieri il diritto alla loro esistenza catturando il  mio sguardo. Ed allora comprendo. Comprendo che il senso della vita è nella mia stessa esistenza.  Comprendo che questa  mia vita non è  eterna ma breve, come quella del papavero...





 

Tuesday, July 03, 2007

Il signore dell'aria

 




Ho sentito il vento sussurrare


tra gli arbusti dei caprifoglio


e foglie di nontiscordardime.




Ho visto le canne fremere


e inchinarsi alla sua leggera


carezza quando le attraversa


infiltrandosi tra gli esili fusti.





Ho visto alberi possenti e


maestosi piegarsi alla sua


tirannica ed impetuosa forza.





L' ho visto sollevar alte le onde


a toccar il cielo plumbeo in


burrascose giornate invernali





Ho visto vele sfiorare radenti


l' acque con la prora verso il mare


aperto sospinte dal vento in poppa.




Ho assaporato la brezza ricca


di salsedine in un tripudio di


gocce salmastre quando rantola


l'ultimo respiro sulla terra.






A sera, quando la vita immota


osserva estasiata il tramontar del


sole, lì dove impalpabile la linea


dell'orizzonte segna il confine


tra la terra ed il cielo, mi son fermata





e porgendo l' orecchio l'ho sentito


sussurrar un nome mentre, birichino,


mi scompigliava le chiome, per poi


rapido passare oltre e svanire lontano.