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Sunday, November 15, 2009

Il mestiere più antico del mondo

Il sarto ha messo in vetrina
l'ultimo modello della sua collezione
d'alta couture, la chiama lui,
per palati raffinati.

 Immoto il manichino
ammicca sfrontato
Seno nudo, calze a rete
tacchi a spillo
e troppo rossetto

per accalappiar
recondite voglie
Ovale di bimba
trucco perfetto

Pechino o Amsterdam
o  qualunque altra città
non muta la scena
di donne nude
e senza difesa

Chi si spoglia per fame
chi per disperazione
ma la razza peggiore
è quella che lo fa
per mancanza
di pudore.
 

Tuesday, October 06, 2009

Di acqua e fango




Rabbrividisce la terra torrida
al rabbuiarsi dell'eterica materia
Scossi dal torpore gorgogliano
i torrenti , par che sorridano,
destandosi dal sonno stagionale

Ma ecco che si tramuta in brontolio
la voce, si rovescia a catinelle il cielo
e nello straripar degli argini s'ode
un boato provenir dalla montagna

Rincorrono le gambe urla di spavento:
melma e fango  regalan loro la fossa.
Squarcia la notte coi suoi pallidi raggi
le ferite aperte sullo sterno dei monti

Si mescolano col fango, nell'acque
del mare, le lacrime del cuore che,
lentamente, muore.




 

Friday, September 11, 2009

Nuovo lamento di Giobbe

Dov'eri quando dagli abissi
invocava la salvezza il naufrago
o quando dalle macerie a Te
si rivolgeva la madre
che tra le braccia stringeva
il corpo senza vita
del figlio appena nato?

Non hai udito le grida dei fanciulli
in balia di adulti senza più morale?
Neppure quello delle donne
calpestate e di botte massacrate?

Dove sei Dio quando,
nella quiete della sera,
t'imploro di volger
lo sguardo sulla Terra?

Si strugge il cuore

Davanti all'empietà
e all'ingiustizia sociale
tacciono i tuoi Ministri
asserviti al Potere.
Si fa mercimonio
nelle tue deserte chiese.
Nessuna voce s'alza
a ristabilire l'ordine
nel caos sociale.

E vaga, abbandonato
a se stesso l'uomo
in una notte senza più luce.

Dio, dove sei?

Wednesday, September 02, 2009

Mare Nostrum


Non può il mio mare
essere una bara
Nè le sue acque
colorarsi rosso-sangue


Nè il suon dell'onda
può essere attutito
da grida di dolore,
dal pianto del bambino
dall'urlo del fuggiasco.


Nel Mare Nostrum
solcato da lussuose navi
si stagliano nitide
le vele all'orizzonte
saltan i delfini sull'onde .


Vi trovano dimora le sirene
tra i coralli e le stelle marine.
In questo nostro mare no,
l'uomo non può edificare
alcun cimitero umano.


Invoco il diluvio

Risplende il sole indifferente
al pianto  della gente per le strade
che urla il suo disagio esistenziale
alle orecchie del padrone strafottente.

Costruisce Noé la sua nuova barca.
Sodoma e Gomorra verranno perdonati
ora che di misfatti ancor maggiori
nell'era moderna la terra si macchia?

Invoco il Diluvio a lavare il sangue
dagli innocenti ingiustamente versato,
a ripulir la strada dalla sozzura
di cui è ricoperto il suolo patrio.

Mi appello a quel Dio
in cui tutti credono
per ottener giustizia
mentre gli chiedo: Dimmi
chi salirà ora sull'Arca?
Chi di noi si salverà
or che piange Atene
ma non ride Sparta?

Thursday, April 02, 2009

Nella notte della preistoria

Ansante il tuo respiro
mi alita sul collo;
frughi sotto le vesti
strappandomi la carne.

Ripugnante l'odore
del libidinoso umore.

Come cane nell'acqua
annaspo in cerca d'aria
mentre tu affondi la spada
squarciandomi l'anima.

Un unico rantolo
due le morti:
diverse le sorti.

Thursday, February 19, 2009

La maschera della seduzione



Dura poco, davanti allo specchio,
il riflesso del tuo colorito smorto.
Truccata e imbellettata
indossi ammaliante sorriso.

Adorni le vuote mani
di rubini e diamanti
imbrattando la lingua
di viscido miele
per dipinger murales
di falso buonismo.

Sguardo indagatore,
leggo nei silenzi,
percepisco pensieri,
e vi scorgo anima
sterile e nuda.

Inutile maschera,
agli occhi miei,
la tua.

Thursday, January 10, 2008

Emergenza rifiuti


La mia vita affidata


a  luride carogne


che nelle macerie


dei rifiuti


di una società


indifferente


accumulano ricchezze


infischiandosene dei


disagi e della


salute della gente.


Di quella gente che,


per volontà


di un fato, il


destino di molti


gli ha assegnato.


Or eccoli


col capo chino a


battersi il petto


in un ipocrito


mea culpa mentre


noi moriamo


nel fetore.



Il pesce,


è da tutti risaputo,


è dal capo che


inizia il suo


nauseante olezzo.




[Umiliazione e vergogna sono i sentimenti di molti che vivono accanto a me questa ennesima piaga sociale]