come fredda rugiada,
si condensano sul cuore...
oggi come ieri e... attendo
Or blandi... or ammalianti,
or banali or conturbanti,
molte volte scontate, pur
sempre sincere, le parole
si rincorrono, si accavallano
si scavalcano in un gioco
sempiterno che pausa breve
misconosce, tregua nol concede.
Sfilano davanti a me in
versi liberi o in metrica
per raccontar di Eros,
focoso amante, e pur
di Afrodite che a lui si
svela, seducente Circe.
Lamentansi della maledetta
vita e del tormentoso mistero
che alfin conduce l'uomo nel
buio labirinto della notte...
E mi perdo in versi non miei.
In racconti di emozioni che
sento distanti...di un passato
vissuto sul tasto del replay...
Uhm..per ultima eh? E va bene!
Non dice forse un vecchio saggio
che "gli ultimi saranno i primi?"
[magari dico io!LOL...]
Ma non importa non è
la gerarchia quella che
conta bensì il pensiero.
E in "Korus" mio caro
sei riuscito a riscattarti
da quella tua tremenda
goliardata estiva. Quella in cui
nei panni di una decrepita mi vedesti..
Iniziò tutto un'estate fa
[ed è ben strano che te ne ricordi...]
Un temporale estivo che
si abbatté su un congiuntivo
per una lettura diversa da
quella che facevo io... e
come se lo ricordo ancora!
Ma non fu un battibecco.
Almeno io tal non lo considerai ,
visto che ti aggiunsi come amico.
Ed eccomi or qui a commentare
i tuoi versi sempre particolari
tra frizzi e lazzi... mordi e fuggi...
Che dirti se non:"Grazie"?
[Perdonatemi questa "estemporanea" che è nata così su due piedi per commentare la dedica che "temporalestivo" mi ha fatto qualche giorno addietro su questo blog... Mi sembrava doveroso, anche se non molto "letterario" , rispondergli con dei versi improvvisati... con parole che così sono nate... *___*]
Sicilia, mia nutrice,
che di fragrante pane e di
vetusta cultura mi hai cibato
quando ancor Etna col suo
romboante fuoco i miei inverni
scaldava ed il sol di Trinacria
le mie ossa fortificava, a te
faccio ritorno!
Torno e i sensi smarrisco
in un tripudio di profumi ed aromi
che inebriano gli ignari che
sulle tue sponde approdono.
Gelsomini e zagara in un
connubio antico con vaniglia
e spezie orientali si disperdon
nell'aria già pregna di salmastro.
Respiro a fondo e, da
questa peloritana sella,
lo sguardo mio si perde
dall'antro di Eolo alla
fucina di Vulcano. E mi
sovvien di Ulisse, delle sue
eroiche imprese, della sua
sorte avversa e del suo
ritorno a casa dove non invan
l'attendeva Amor.
Di fronte Scilla e Cariddi
emergendo dal mare,
mi ammaliano e seducono.
Gli occhi si colmano d'Infinito.
Il cuore si dilata nell'Immenso.
Sulle labbra il respir si tramuta
in voce e grida: Sicilia, io ti amo!
Gustare vino annacquato
illudendomi che sia champagne.
Ingoiare lacrime amare
come se fosse squisito miele.
Dispensare sorrisi bugiardi
spacciandoli per veritieri.
Serrare i pugni dentro il letto
e soffocare sospiri nel cuscino.
Prendere a calci i pensieri
per ritornare al tempo di ieri.
Chiudere le porte al mondo
ribellione al tuo uscio sbarrato.
Mordere il freno e scalciare
per non rischiar d'annegare.
Viva l'estate!
Grandissima la mia sorpresa nel trovare nella posta copia di questa rivista che il super... strafantastico... megagalattico Alessandro Troisi mi ha fatto pervenire e nelle cui pagine ho trovato pubblicato un mio racconto.
Che dire? Sono commossa, emozionata, lusingata e chi più ne ha più ne metta, ma sicuramente non renderà l'idea di come mi senta in questo momento.
A te Alessandro il mio grazie sincero!
Potete trovarla al seguente indirizzo:
Amo
con ogni fibra... con ogni cellula,
con ogni goccia del mio sangue.
In ogni mio respiro ... io amo.
Nel pulsare incessante
del mio cuore... amo.
Nel vivere frenetico
del mio corpo ... amo.
Amo con la mente.
Amo, con l'essenza
impalpabile della mia
anima immortale.
E se mi dici che tutto ciò
è peccato, ti rispondo:
Non cerco assoluzione.
Lento sciabordio dell'onde...
insistente cri..cri dei grilli...
e sulla sabbia calda... Noi
Argentei raggi di Luna
si riflettono sui nostri corpi
abbronzati... abbarbicati.
Premono le nostre bocche
nel disperato tentativo di
chetare il respiro ansante di
noi... amanti clandestini
nella frenetica voglia di
appartenerci per una volta
almeno
prendimi
a testimone la Luna e le stelle
mentre la calda sabbia si attacca
sulla pelle tenuta a battesimo
dalla salsedine di questo mare
in cui consapevoli anneghiamo.
Ho sentito il vento sussurrare
tra gli arbusti dei caprifoglio
e foglie di nontiscordardime.
Ho visto le canne fremere
e inchinarsi alla sua leggera
carezza quando le attraversa
infiltrandosi tra gli esili fusti.
Ho visto alberi possenti e
maestosi piegarsi alla sua
tirannica ed impetuosa forza.
L' ho visto sollevar alte le onde
a toccar il cielo plumbeo in
burrascose giornate invernali
Ho visto vele sfiorare radenti
l' acque con la prora verso il mare
aperto sospinte dal vento in poppa.
Ho assaporato la brezza ricca
di salsedine in un tripudio di
gocce salmastre quando rantola
l'ultimo respiro sulla terra.
A sera, quando la vita immota
osserva estasiata il tramontar del
sole, lì dove impalpabile la linea
dell'orizzonte segna il confine
tra la terra ed il cielo, mi son fermata
e porgendo l' orecchio l'ho sentito
sussurrar un nome mentre, birichino,
mi scompigliava le chiome, per poi
rapido passare oltre e svanire lontano.
Si srotolano i giorni
trovandomi inerte davanti
al Tempo, nel cui morso
l'anima è rimasta imbrigliata.
E' stato un viaggio lungo, per nulla
agevole, quello che mi ha condotto
qui, in questo tempo aguzzino che
non mi lascia neppure respirare.
Mi assilla... mi rincorre... mi mette
alle strette travolgendomi l' essere.
Mi dimeno... mi dibatto... non
mi arrendo al suo dominio tiranno.
Indifferente continua, inesorabile,
la sua corsa ai confini del mondo
fino alle porte degli spazi siderali.
Attraverso sentieri ignoti
mi sospinge in nebulosi
ed eterei mondi in cui lui
si dissolve e svanisce.
Solo qui io vivo
assaporando la bramata libertà
... nell'Eternità.
Si posavano piano le labbra simulando
un bacio dietro un soffio, per spingerlo in alto
insieme ai desideri che gli consegnavamo
Metto a fuoco le immagini
mentre la mente fa l'inventario,
annotando in uno schedario,
le tappe della mia vita: delle gioie
e dei colpi mortali inferti dalla sorte .
Ripongo il libro in cui annoto
la partita doppia ed esco per i campi
ad inseguir soffioni e, come allora,
con garbo, chiudo gli occhi... soffio
e torno a sorridere al Mondo.