Wednesday, May 16, 2007

Ultimo monologo di un diverso

Guardarsi alo specchio e provare quella sensazione strana di trovarti davanti ad uno sconosciuto.

Che schifo quel corpo asciutto e piatto. E quel coso lì che penzola deturpando ancor più l'aspetto. Io non sono quello! No... lo vedo con gli occhi miei interiori.

Gli attributi non sono al posto giusto. Qui c'è stato un errore nella lavorazione. Qualcuno distratto nella catena di montaggio ha messo fuori quel che andava custodito gelosamente all'interno. Dovevano essere ovaie e invece mi ritrovo con dei testicoli e quello che doveva essere il mio utero è diventato un inutile appendice. Dove sono le mie labbra? Dove le mammelle che pur sento di avere?

Nessuno dei suoi cari si è accorto di nulla anche se la postura... il modo di camminare... quello di gesticolare non sono tipici di una identità maschile. Le lezioni di danza classica, iniziate da bambino, hanno giustificato agli occhi dei suoi cari il suo portamento. E' stata la mamma a insistere per fargli fare danza e lui da bravo e tenero figlio aveva ubbidito senza porre obiezione alcuna.

La mamma... profumo di fiori freschi. Usa sempre profumi dolci che sanno di buono.

Quante volte scherzando con lei se li spruzzava addosso e poi a scuola i compagni lo sfottevano "femminuccia" lo chiamavano e lui per difendersi diceva: "E' il profumo della mamma, lei mi abbraccia e mi rimane addosso". Non capiva ancora cosa stesse succedendo ma vedeva i sorrisetti di scherno e le gomitate che i compagni no sempre si davano di nascosto.

Quando si è piccoli ci si sofferma poco su questi particolari. Ci sono tante altre cose a cui pensare. Ad esempio cercare di inventarsi una scusa per giocare con le bambole della sorellina al posto di quelle orrende pistole che gli propinavano ad ogni festa o ricorrenza. ma bisognava farlo di nascosto di papà. quando lui non era in casa. Lui, uomo tutto d'un pezzo, orgoglioso della sua virilità. Quante volte l'ha sentito vantarsi delle sue giovanili imprese amorose! Mentre la mamma nasconde il suo imbarazzo dietro impacciati sorrisi...

Chissà che pensa di tutta sta faccenda. Povera mamma, se solo sapesse! Come vorrei poggiare la mia testa sopra il suo petto e raccontare a lei il mio tormento! Sono sicuro che lei comprenderebbe se... se non avesse paura di mio padre. Lui così fiero di avere un figlio maschio che gli garantirà la discendenza.Come prenderebbe la notizia di aver un figlio maschio a..metà?

NO... non lo saprà. O, almeno, non sarò io a dire a lui questa verità.

Ancor ieri a scuola li ho visti i sorrisetti dei compagni e delle compagne. Ho udito i loro commenti, le loro salaci battute al mio indirizzo lanciate. Non so tra le due parti chi mi ferisce maggiormente. E devo andare avanti.

Lo so che dovrei andare avanti ma non ce la faccio a sostenere questa situazione. Troppo il peso di questa mia esistenza. Dio questo contenente che non riflette il contenuto.

Dicono che non sono normale e che dovrei vergognarmi di essere così.

Io sono gay ma non lo posso dire. Non alla società "civile". A quella società che va ogni domenica a messa e che si confessa salvo poi a compiere atti ignominiosi fuori. C'è chi va a messa e fuori mente e ruba. Chi si batte il petto in un ipocrita mea culpa e poi di nascosto abusa dei bambini. Chi addita col dito il diverso salvo poi as usarlo per i suoi immondi desideri clandestini. Eppure si professano credenti e praticanti! Ma praticanti di cosa? Non c'è coerenza nel loro comportamento ma nessuno li addita a dito. Mentre io che amo il sole e le stelle. Che mi incanto alla vista dei fiori e del mare. Che mi commuovo davanti a un tramonto e piango ascoltando una canzone... Io no... io debbo reprimere la mia vera natura, nascondermi come un ladro o un malfattore perché io non ho nemmeno il diritto ad esistere ...

La bara bianca, coperta di fiori, troneggia al centro del cimitero [non si celebra in chiesa il funerale di un suicida] colmo di persone. Ci stanno tutti: il padre che d'improvviso ha perso la sua spavalderia, i compagni che si guardano increduli, sul volto una domanda che non avrà risposta. I curiosi, la gente come lui e quella bigotta.

Il prete pronuncia la sua omelia cercando di spiegare ai presenti l'importanza della vita e la vigliaccheria di chi decide di morire.

Sono tutti lì ad ascoltare ma c'è tra loro qualcuno che per una volta almeno avrà il coraggio di dire che lui è morto per colpa di questa cosiddetta società "civile"?

Un ultimo saluto, una lieve e invisibile carezza sulla guancia della madre che silente e sola, chiusa nel suo dolore, fissa la bara bianca.

"Arrivederci, mamma!".

P.S.// Per Matteo morto suicida a 16 anni perché non sopportava più di essere chiamato "gay" vola questo mio piccolo aquilone... (Forse Matteo non era gay... ma non è la sua storia che ho voluto raccontare, quanto la necessità, mia personale di capire cosa si provi nello scoprire di essere "£diverso"...)

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