Sunday, May 02, 2010
Se
Se,
incontrandoti per caso e,
guardandoti negli occhi, ti dicessi:
Ascoltami!
Se,
stringendoti la mano
tra le mie la tratterrei
più del dovuto
Se ,
nell'andare via
verso te volgerei ancora
una volta lo sguardo
Se,
nei silenzi che avvolgono
di fumo le pareti
risuona muta la voce
Allora inutile è la parola
incontrandoti per caso e,
guardandoti negli occhi, ti dicessi:
Ascoltami!
Se,
stringendoti la mano
tra le mie la tratterrei
più del dovuto
Se ,
nell'andare via
verso te volgerei ancora
una volta lo sguardo
Se,
nei silenzi che avvolgono
di fumo le pareti
risuona muta la voce
Allora inutile è la parola
Monday, March 15, 2010
Nel paese degli specchi
Chissà perché è solo la sera, in quei minuti che precedono l'abbraccio morfeale, che ci si ritrova a far i conti con altri pensieri, altre realtà. Pensieri che nel 90% dei casi sono sempre scomodi, ingombranti, pesanti.
E così Elisa prende coscienza che quel mondo se l'era immaginato. Frutto solo del suo idealismo stantio. Idealismo finito in qualche discarica abusiva e per tale motivo mai divenuto realtà.
Eppure non si rassegna. Accettare questa verità è come rinnegare la sua persona. Non è tipo da subire passivamente abusi e sorprusi. Ed è convintissima che lei vive proprio in quella maniera e che gli uomini siano come lei pensa. E' talmente fiduciosa nella sincerità di chi le sta attorno che se le dicessero che gli asini volano, ebbene, sì, lei ci crederebbe.
Si gira e si rigira nel letto mentre la mente le proietta su un maxi schermo immagini di violenza, di devastazione, di morte, di sangue, di fango...
Sangue... Fango.
Cade giù come pioggia: sui tetti, sui muri, lava le strade. Ristagna negli acquitrini o si riversa nei fiumi e ricolora il mare...
Sangue... Fango: biologico... verbale.
Non sa cosa le fa più raccapriccio. Se quelle bocche che sputano fango o le ferite dei morti che non si cicatrizzano.
E' ancora presto per prendere sonno. Una sottile e indecifrabile smania la pervade. Da qualche parte una voce le bisbiglia che deve fare qualcosa. Che c'è molto lavoro da fare e che solo gli inetti , gli indolenti, dicono che le cose sono così e devono continuare ad andare così. Le bisbiglia la voce che quelle immagini non sono proiezioni mentali ma la sola e vera realtà nella quale lei si trova a vivere ogni giorno.
Come sunnambola brancola nel buio della camera da letto poi si convince che non è quella l'ora adatta. Staranno tutti dormendo. Inutile chiamare, inutile cercare, è l'ora del riposo. Il break dalla giornata lavorativa li avrà fatti sprofondare tutti con la testa sul cuscino.
Ma lei deve sapere. Deve avere la certezza di quale sia la realtà.
Sfila la camicia da notte.
Jeans, pullover più largo di due misure, scarpe da trekking ai piedi, giubbotto di piume d'oca e sciarpa ed eccola in strada.
Le luci dei lampioni proiettano la loro ombra che si allunga sul marciapiede. Una macchina arriva, rallenta alla sua altezza, prosegue fermandosi al semaforo. Non ha mai capito l'utilità di un semaforo funzionante la notte. Magari capita che di giorno sia spento. Torna indietro, prende dal fondo della borsa le chiavi della macchina. (Ci avete mai fatto caso, e lo chiedo alle donne questo, che quando andate in giro con una borsa grande riuscite a trovare le cose solo dopo averla svuotata completamente?). Reputa buona l'idea di muoversi con l'autovettura piuttosto che a piedi. Non sa dove deve andare ma sa che deve. Si lascia guidare dall'istinto. In lontananza sente il suono delle sirene dell'autoambulanza. C'è sempre qualcuno che sta male la notte e si domanda se è un giovane o un vecchio. Decide di dirigersi verso il vicino ospedale...
... to be continued
Friday, March 12, 2010
Nel paese degli specchi
Chi di voi conosce quella sensazione, fuori dai sensi, di svegliarsi una mattina e ritrovarsi a guardare il proprio corpo in due punti diversi e simmetrici contemporaneamente?
E' quello che è successo alla protagonista della storia che mi accingo a raccontare. Ma, procediamo con ordine, giusto per rendere più facile spiegare tutto quello che avvenne dopo.
Non era grande Elisa. Nemmeno piccola. Nel mondo in cui viveva il tempo era cronometrato al secondo e non c'erano problemi che qualcuno si sbagliasse nell'annotarne l'avanzare. L'unica cosa certa era la discrepanza tra ciò che vedeva nello specchio e quello che sentiva dentro. Cosa del tutto irrilevante del resto, che allo Stato non gli interessava per niente e continuava imperterrito a segnarne l'ascesa o, forse è più giusto dire, la discesa, e così la sua vita era regolata solo da due norme: Dovere e Potere. Ambedue dettate dallo Stato che vegliava, padre vigile e normativo, sulla sua persona, e lei, da brava cittadina, non si sognava minimamente di trasgredirle. Così viveva,arrabbattandosi alla meno peggio, per racimolare il necessario alla sua sopravvivenza. In uno Stato di quel genere era l'unica cosa che si poteva fare. Tutto era perfettamente pulito ed ordinato. C'era una cura maniacale per l'ordine e la pulizia e lei si ripeteva ogni giorno che si, in fondo, non c'era un posto migliore di quello dove poter abitare. I pomodori maturavano solo in estate mentre in inverno si viveva con le scorte, perfettamente sterilizzate ed a lunga conservazione (Questo della lunga conservazione era, ad esempio, un'ottima cosa. In caso di disastri o di guerre, fomentate dai paesi vicini, la popolazione aveva sempre di che nutrirsi e comunque voleva dire vivere in sintonia con la natura nel pieno rispetto del suo ritmo stagionale). I bambini avevano spazi verdi in cui giocare e non c'era pericolo che venissero molestati da sconosciuti né tanto meno da amici e parenti. Le scuole funzionavano come un meccanismo ad orologeria e garantivano a tutti la medesima formazione educativo-culturale. Le donne venivano trattate con rispetto, tutti si attenevano al dettato legislativo il quale affermava che:
"Le donne non si colpiscono nemmeno con un fiore".
Sapevano che la donna racchiudeva nel grembo il segreto della Grande Madre ed era figlia della Luna, per questo motivo era tenuta in grande considerazione.
A questo punto sono sicura che il mio lettore starà commentando che questo mondo era davvero una pacchia. Lo era... o forse no... Questo è il quid... Questo è il pensiero che aveva avuto la protagonista fino alla sera prima di quel fatidico giorno di cui dicevo prima.
... to be continued
E' quello che è successo alla protagonista della storia che mi accingo a raccontare. Ma, procediamo con ordine, giusto per rendere più facile spiegare tutto quello che avvenne dopo.
Non era grande Elisa. Nemmeno piccola. Nel mondo in cui viveva il tempo era cronometrato al secondo e non c'erano problemi che qualcuno si sbagliasse nell'annotarne l'avanzare. L'unica cosa certa era la discrepanza tra ciò che vedeva nello specchio e quello che sentiva dentro. Cosa del tutto irrilevante del resto, che allo Stato non gli interessava per niente e continuava imperterrito a segnarne l'ascesa o, forse è più giusto dire, la discesa, e così la sua vita era regolata solo da due norme: Dovere e Potere. Ambedue dettate dallo Stato che vegliava, padre vigile e normativo, sulla sua persona, e lei, da brava cittadina, non si sognava minimamente di trasgredirle. Così viveva,arrabbattandosi alla meno peggio, per racimolare il necessario alla sua sopravvivenza. In uno Stato di quel genere era l'unica cosa che si poteva fare. Tutto era perfettamente pulito ed ordinato. C'era una cura maniacale per l'ordine e la pulizia e lei si ripeteva ogni giorno che si, in fondo, non c'era un posto migliore di quello dove poter abitare. I pomodori maturavano solo in estate mentre in inverno si viveva con le scorte, perfettamente sterilizzate ed a lunga conservazione (Questo della lunga conservazione era, ad esempio, un'ottima cosa. In caso di disastri o di guerre, fomentate dai paesi vicini, la popolazione aveva sempre di che nutrirsi e comunque voleva dire vivere in sintonia con la natura nel pieno rispetto del suo ritmo stagionale). I bambini avevano spazi verdi in cui giocare e non c'era pericolo che venissero molestati da sconosciuti né tanto meno da amici e parenti. Le scuole funzionavano come un meccanismo ad orologeria e garantivano a tutti la medesima formazione educativo-culturale. Le donne venivano trattate con rispetto, tutti si attenevano al dettato legislativo il quale affermava che:
"Le donne non si colpiscono nemmeno con un fiore".
Sapevano che la donna racchiudeva nel grembo il segreto della Grande Madre ed era figlia della Luna, per questo motivo era tenuta in grande considerazione.
A questo punto sono sicura che il mio lettore starà commentando che questo mondo era davvero una pacchia. Lo era... o forse no... Questo è il quid... Questo è il pensiero che aveva avuto la protagonista fino alla sera prima di quel fatidico giorno di cui dicevo prima.
... to be continued
Saturday, January 30, 2010
Son come grilli i pensieri
petulanti
insistenti
stridenti
Sfriggono
friggono
affogano
nella melmosa pastoia della ragione
Non c'è rimedio
né antidoto
che li metta a tacere
Saltano
danzano
cantano
sul ritmo scandito dall' ore.
Sirene o Arpie
abbindolano
ammaliano
affascinano
tra le sinuose curve cerebrali
S'insinuano
prendendo possesso
delle tue funzioni vitali.
insistenti
stridenti
Sfriggono
friggono
affogano
nella melmosa pastoia della ragione
Non c'è rimedio
né antidoto
che li metta a tacere
Saltano
danzano
cantano
sul ritmo scandito dall' ore.
Sirene o Arpie
abbindolano
ammaliano
affascinano
tra le sinuose curve cerebrali
S'insinuano
prendendo possesso
delle tue funzioni vitali.
Thursday, January 28, 2010
L' Umiltà
Scarne le membra
emaciato il volto
le vesti dismesse
Vaga solinga
avvolta nell'oblio
Trapela di rado,
sbiadito raggio,
per ripiombare tosto
nel fitto della nebbia
vittima dell'arroganza
e della superbia.
emaciato il volto
le vesti dismesse
Vaga solinga
avvolta nell'oblio
Trapela di rado,
sbiadito raggio,
per ripiombare tosto
nel fitto della nebbia
vittima dell'arroganza
e della superbia.
Tuesday, January 05, 2010
Vetrine d'autore
Su Radioblabla dall'11 al 17 gennaio - alle ore 9,00 ed alle ore 17,00 - ci sarà uno spazio dedicato alle mie poesie...
Vi invito all'ascolto.
Il link è:
Vi invito all'ascolto.
Il link è:
http://www.facebook.com/l/5e3a5;www.radioblablanetwork.net"
oppure
http://www.radioblabla.net
Thursday, December 24, 2009
Attesa perenne
Chi è sempre in attesa perenne
di una notizia speciale
nella prima pagina del giornale
Chi attende una telefonata
a lungo agognata
Chi un sms captato dalle antenne
Chi attende la fine
Chi si affida al destino
Chi sosta trepidante sul predellino
Chi nell'attesa conta i secondi
Chi ne vuole accelerare la corsa
Chi attende sereno l'arrivo del treno
Chi spera di vedere l'arcobaleno
Chi freme d'impazienza
aspettando la partenza.
Qualunque sia la ragione dell'attesa
il mio augurio è che sia sempre bella
e foriera di buona novella.
Senza mai dimenticare che l'unico
che non dobbiamo aspettare
è quel Bambino che, sorridente,
vive in fondo al nostro cuore
e ci aiuta ad essere migliori.
Buon Natale a tutti!
Thursday, December 17, 2009
Babbo Natale, oggi
L'ho incontrato per strada, stamane.
Volto emaciato, sguardo triste,
le guance senza colore
si trascinava a fatica
per le vie addobbate.
Sulle spalle enormi scatoloni:
medaglioni di lacrime amare,
opachi cristalli di dolore,
sciarpe di nera tristezza,
ventri scavati dall'astinenza,
corpi mutilati dalle guerre.
Sbigottita l'ho fissato in volto,
con voce strozzata mi ha detto:
Dopo tanti anni di onesto e duro lavoro
Son disoccupato con famiglia a carico.
Per racimolar quattrini
raccolgo i desideri vani
dei disperati del mondo.
Ai ricchi non servo
-loro fanno shopping
nei negozi di lusso-
ai poveri nemmeno
-è duro il loro pane
e non hanno i denti-
Perfin le renne ho perso
date in pegno al Monte di Pietà.
Volto emaciato, sguardo triste,
le guance senza colore
si trascinava a fatica
per le vie addobbate.
Sulle spalle enormi scatoloni:
medaglioni di lacrime amare,
opachi cristalli di dolore,
sciarpe di nera tristezza,
ventri scavati dall'astinenza,
corpi mutilati dalle guerre.
Sbigottita l'ho fissato in volto,
con voce strozzata mi ha detto:
Dopo tanti anni di onesto e duro lavoro
Son disoccupato con famiglia a carico.
Per racimolar quattrini
raccolgo i desideri vani
dei disperati del mondo.
Ai ricchi non servo
-loro fanno shopping
nei negozi di lusso-
ai poveri nemmeno
-è duro il loro pane
e non hanno i denti-
Perfin le renne ho perso
date in pegno al Monte di Pietà.
Tuesday, December 01, 2009
Nè terra né cieli
Non chiedermi d'amare
or che spenta si è la fiamma
e nel camino il vento disperso
ha l'ultima cenere nell'etere.
Scorre tosto nella clessidra
il tempo dei buoni sentimenti
- consunti sull'altare dell'innocenza
ostie sconsacrate dall' indifferenza -
Non trovano terra
su cui poggiare
i piedi
né cieli
per librare le ali
or che spenta si è la fiamma
e nel camino il vento disperso
ha l'ultima cenere nell'etere.
Scorre tosto nella clessidra
il tempo dei buoni sentimenti
- consunti sull'altare dell'innocenza
ostie sconsacrate dall' indifferenza -
Non trovano terra
su cui poggiare
i piedi
né cieli
per librare le ali
Monday, November 16, 2009
Sunday, November 15, 2009
Il mestiere più antico del mondo
Il sarto ha messo in vetrina
l'ultimo modello della sua collezione
d'alta couture, la chiama lui,
per palati raffinati.
Immoto il manichino
ammicca sfrontato
Seno nudo, calze a rete
tacchi a spillo
e troppo rossetto
per accalappiar
recondite voglie
Ovale di bimba
trucco perfetto
Pechino o Amsterdam
o qualunque altra città
non muta la scena
di donne nude
e senza difesa
Chi si spoglia per fame
chi per disperazione
ma la razza peggiore
è quella che lo fa
per mancanza
di pudore.
l'ultimo modello della sua collezione
d'alta couture, la chiama lui,
per palati raffinati.
Immoto il manichino
ammicca sfrontato
Seno nudo, calze a rete
tacchi a spillo
e troppo rossetto
per accalappiar
recondite voglie
Ovale di bimba
trucco perfetto
Pechino o Amsterdam
o qualunque altra città
non muta la scena
di donne nude
e senza difesa
Chi si spoglia per fame
chi per disperazione
ma la razza peggiore
è quella che lo fa
per mancanza
di pudore.
Friday, November 13, 2009
Ti amo e ti detesto
Ti amo uomo:
nella tua debolezza
nella tua fragilità
sento la mia forza
Ti detesto uomo:
nella tua ipocrisia
nella tua malvagità
avverto l'amarezza
Ti amo uomo
perché sei capace
di gesti eroici
esulto in cuore
Ti detesto uomo
nella tua vigliaccheria
non manifesta
piango la sconfitta
Ti amo uomo:
tu sai come accendere
di passione la vita
ubriaca di te
Ti detesto uomo
che oltraggi
la mia intelligenza
ed al mio corpo
usi violenza
la mia femminile vulnerabilità
soggiace, inerme,
cullandoti ancora nel suo grembo:
ignara genitrice del male.
nella tua debolezza
nella tua fragilità
sento la mia forza
Ti detesto uomo:
nella tua ipocrisia
nella tua malvagità
avverto l'amarezza
Ti amo uomo
perché sei capace
di gesti eroici
esulto in cuore
Ti detesto uomo
nella tua vigliaccheria
non manifesta
piango la sconfitta
Ti amo uomo:
tu sai come accendere
di passione la vita
ubriaca di te
Ti detesto uomo
che oltraggi
la mia intelligenza
ed al mio corpo
usi violenza
la mia femminile vulnerabilità
soggiace, inerme,
cullandoti ancora nel suo grembo:
ignara genitrice del male.
Thursday, November 12, 2009
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