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Imperterrito settembre avanza
Non può il mio mare
essere una bara
Nè le sue acque
colorarsi rosso-sangue
Nè il suon dell'onda
può essere attutito
da grida di dolore,
dal pianto del bambino
dall'urlo del fuggiasco.
Nel Mare Nostrum
solcato da lussuose navi
si stagliano nitide
le vele all'orizzonte
saltan i delfini sull'onde .
Vi trovano dimora le sirene
tra i coralli e le stelle marine.
In questo nostro mare no,
l'uomo non può edificare
alcun cimitero umano.
Non cercarmi nei meriggi assolati
per le strade assonnate dal caldo
quando ,dietro le persiane abbassate,
c'è chi sfugge alla calura, riposando.
Cercami nell'ora in cui la notte,
gravida, spalanca le braccia,
affossa i pensieri e tra le doglie
partorisce i sogni più veritieri
Sarò l'amante che non hai mai avuto
il frutto proibito che ti è stato negato
L'edenico paradiso che hai perduto
l'estasi tantrica che hai sempre sognato.
Sognami.
Magma incandescente saliva
incontrollata la rabbia:
e ti odiavo, mamma!
Poi, ogni volta, nel mio
angosciante dolore,
morivo e resuscitavo.
Infilavo i miei peccati
dentro il tuo sacco, gravando
il tuo già stanco passo.
Quindi trafiggevo il cuore
per uccidere il demone
che mi bruciava l'anima.
Vagavo novello Giuda in cerca di pace
per sedare il rimorso. Tu incurante
del mio dolore procedevi sul tuo binario morto,
io aspettavo alla stazione della solitudine.
Tu povera donna con le mani stanche la pelle
rugosa per il troppo pianto vedovile
Io... solo una canna, una fragile foglia
in balia del vento che mi trascinava lontano.
Ho cercato, e cercato, rivoltando
cuore e cervello. Ho trovato
un sentiero che tu, solo adesso,
hai intravisto. Ora so che tu sai.
Ci siamo incontrati questa notte,
nei tuoi occhi brillava una luce
mai vista. Mi hai stretto al cuore,
chiamandomi finalmente: Tesoro.
Con voce rotta di commozione
sono riuscita a dirti: Perdono.
Il tuo terreno agire per DOVERE
mi ha insegnato ad agire per AMORE
Per questo noi due ci siamo scelti
in altri tempi,in altri luoghi.
Grazie, mamma!

Ancor tramonta all'orizzonte il sole
inabissandosi nel mare.
E s'alza lento dagli scogli il canto
ammaliatore delle mermaid.
Mi avvolge la notte dipingendo
di cobalto ogni cosa. Sfuma,
in contorni indefiniti di blu,
la terra che lenta s'acquieta.
Ed è solo silenzio. Il silenzio io
e quell'ipnotico brillìo
che ti spoglia e sei niente
al cospetto di un munifico Dio.
Immergo avida la bocca in quel
luccichìo tentando di suggere
le forze a quell'universo stellato
che indifferente il buio accende.
Reclino la testa affranta:
svanisce e si dilegua la speranza
d' ottener doni da un universo avaro,
e si tinge di miracolo la sera.
Lì, sparse su una piccola siepe,
splendono centinaia di stelle
che profumano l'aria, stordendomi.
Risplende nivea la terra imbelle:
son gelsomini fioriti nel chiaro-
scuro di un estivo plenilunio.
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