Sunday, March 18, 2007

Il mare. Liliana. Una bimba

Che ci farà mai una bimba tutta sola qui, sulla spiaggia, a quest’ora? – Si chiese perplessa Liliana mentre in quel tardo pomeriggio di un tempo primaverile percorreva, in compagnia del suo cane, la battigia. La tempesta della notte che aveva fatto ingrossare il mare era scomparsa all’improvviso, come all’improvviso era arrivata, lasciando nella risacca detriti sparsi un po’ ovunque. Qualche scarpa che aveva conosciuto tempi migliori, bottiglie di plastica annerite dal catrame scaricato dalle petroliere, vecchi tronchi sradicati chissà dove. C’era di tutto, sembrava di trovarsi a Portobello Road, sorrise all’associazione che inconsciamente le era venuta in mente.

Sarebbe più giusto dire al mercatino delle pulci rionale” bisbigliò piano guardando con profonda tristezza la spiaggia simile a una discarica . La mente procedeva per associazione di idee e davanti agli occhi le tornarono le immagini di quella stessa spiaggia tanti anni fa. Era nata e cresciuta in quel posto e pur vivendo ormai lontana da lì vi ritornava sovente nei fine settimana. Si chiudeva alle spalle la porta dell’appartamento in città e percorreva chilometri di autostrada mentre assaporava già il sapore della salsedine.

Lei e il mare, binomio inscindibile, unione forte e solida.

Più del mio matrimonio” . Continuava a rispondere ai suoi pensieri in quel dialogo muto fatto di ricordi.

Lo amava di un sentimento forte e viscerale.

Si sentiva tutt’uno con esso.

Respirò profondamente mentre le si gonfiava il petto e l’odore salmastro le penetrava nei polmoni. Riportò lo sguardo sulla piccola figura che si era alzata e aveva iniziato a lanciare delle pietre sulla superficie acquea. Sorrise a quella vista. Pur nell’epoca dell’elettronica, del computerizzato, delle PS e dei videogame i bambini continuavano a divertirsi con quel gioco. Si avvicinò con calma mentre si chinava e con l’occhio esperto individuava una pietra piatta e ovale…la fece saltellare sulla mano per saggiarne la pesantezza quindi flettendo di quarantacinque gradi il busto verso destra portò il braccio all’indietro per spingerlo poi con forza in avanti. La pietra scalfì la superficie “1…2…3”… iniziò a contare i rimbalzi che il sasso faceva a fior d’acqua. Il cane sorpreso da quel gesto tentò di lanciarsi in acqua ad afferrare il sasso ma l’arrivo di una leggere onda lo fece retrocedere dal suo intento. Anche la bimba scorgendola si fermò e, nel seguire il movimento della pietra, con voce dolce e bassa disse: < Siete proprio brava! Io riesco appena a fare solamente cinque "gradini"… non di più>. Stettero lì, donna e bambina, a seguire i movimenti del sasso che al tredicesimo rimbalzo andò  a cercare il fondale.

- Beh… anch’io alla tua età riuscivo a farne solo 4… o 5…- le rispose quindi sorridendole, mentre il cane, che fattosi coraggio aveva iniziato ad andare  avanti e indietro rincorrendo le onde, si era avvicinato e si asciugava il muso sulla gamba destra della bimba la quale, istintivamente,  sollevò la mano carezzandolo sulla testa, dimostrando così di non avere nessuna paura per un animale estraneo. “Questa è la bellezza dell’infanzia, essere aperti a tutto ed a tutti”… Sorrise al suo pensiero mentre osservava con curiosità la piccola.

Quanti anni aveva, sei…sette? Era minuta e indossava dei jeans larghi e lunghi che  coprivano un paio di scarpe da basket bianche e rosa, un leggero k-wei azzurro aperto sul davanti lasciava intravedere una felpa rosa come le scarpe con una scritta, in inglese probabilmente. Tentò di capire cosa diceva ma vi rinunciò contentandosi solo di due lettere… Y…K…troppo poco per capire cosa c’era scritto. Questa era un’altra delle sue manie.

Non riusciva a rimanere insensibile davanti a nessuna scritta. Fosse questa l’insegna del bar o della pubblicità sui cartelloni. Adorava le parole, o meglio la parola. Quel segno grafico che unito ad altri dava un senso alle cose ed ai pensieri. Tornò a guardare il mare e lo sguardo si perse in lontananza su una barca a vela che dolcemente segnava il confine tra l’ aria e l’acqua…

La piccola aveva iniziato a giocare con il cane che, contento per aver trovato qualcuno che gli prestava attenzione, correva avanti e indietro quasi ad invitar la bimba a cimentarsi in una gara di corsa.

In quel linguaggio muto fatto solo di istinti naturali si era stabilita tra i due una sorta di complicità. La piccola rispondendo alle sollecitazioni dell’animale iniziò a correre, i lunghi e soffici capelli ondulati scomposti dalla leggera brezza che spirava dal mare le finivano sugli occhi ma lei sembrava non avvedersene mentre ormai aveva iniziato ad avere il fiatone… Li osservò per un po’ quindi tornò a perdersi dietro i suoi pensieri.

Il cruccio più grande era dovuto a quel senso di vuoto che sentiva dentro e di cui non riusciva a individuarne l’origine… la ragione… “Se solo ci fosse qualcuno vicino a me ad aiutarmi a capire!”

La bambina stanca di quella corsa fuori programma si gettò di botto sulla sabbia vicino a lei. Rideva e implorava il cane:

< Basta..basta… non ce la faccio più>.

Scossa dalle risate Liliana richiamò presso di sé l’animale che ubbidiente si accucciò ai piedi della padrona probabilmente stanco anche lui. La piccola intanto si era messa seduta e tentava di risistemarsi i capelli liberando i grandi occhi color nocciola tra le cui ciglia era rimasta intrappolata qualche ciocca…

<Non sapevo che fosse così bello avere un cane! – disse rivolgendosi a Liliana – Io ne  vorrei uno ma mia madre dice che i cani sono peggio dei bimbi e che lei non avrebbe tempoper prendersi cura anche di un animale. Sa, lavora e poi deve anche occuparsi di me > aggiunse  tutto d’un fiato e con voce fioca come a voler giustificare la madre.

Liliana si avvicinò e sedendosi accanto alla bimba rispose: <Anch’io da piccola desideravo un cane e, non ci crederai, anche a me diedero le stesse spiegazioni… in realtà è proprio così. I cani sono come i bambini. Richiedono le stesse cure e le medesime attenzioni di un figlio>.

Le sorrise carezzandole lievemente i capelli e aiutandola a risistemarsi la ciocca ribelle. La bambina arrossì a quel gesto inaspettato e confidenziale e abbassò lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.

<E voi avete figli?>. Chiese a bruciapelo riportando lo sguardo sulla donna.

Un attimo, solo un nano secondo e la gola le si strinse. Tentò di deglutire ma non riusciva a parlare. “Capacità sorprendente dei bambini di fare le domande più importanti con un candore e una schiettezza disarmante!” Scosse la testa in segno di diniego. Inspirò profondamente e finalmente riuscì a proferire: <Mi sarebbe piaciuto poterne avere uno ma qualcuno ha deciso diversamente per me>. “E forse anche per questo che il dialogo con mio marito si è estinto”… Continuò dentro di sé il pensiero.

<Io sono figlia unica. Sa, mio padre è andato via un po’ di tempo fa, io ero ancora piccola…così>  e nel parlare sollevò la mano a trenta centimetri da terra… < non lo ricordo, ma mamma dice sempre che era un uomo bellissimo e molto buono e che mi voleva molto bene. Io guardo sempre le sue foto ma solo di nascosto di mamma perché altrimenti lei diventa triste >.

E dove è andato?-chiese Liliana.

Le parole della bambina avevano ravvivato la sua attenzione.

Lì! – indicò con l’indice della mano destra l’orizzonte mentre, senza che la donna e la bambina se ne fossero accorte, una figura era comparsa vicino a loro.

Una donna, con gli stessi occhi e gli identici capelli della bimba, figura minuta e sguardo triste, che dopo aver salutato Liliana, con tono severo e fermo si rivolse alla figlia.

 <Jessy quante volte ti ho detto che non devi venire da sola sulla spiaggia? Lo sai che può essere pericoloso! Le chiedo scusa– continuò poi rivolgendosi a Liliana – non è per lei ma con quello che si sente di questi tempi!>

Liliana assentì ma non pronunciò parola. Non reputava giusto intromettersi in quel dialogo tra madre e figlia. La piccola, il volto imporporato da un leggero rossore, con voce flebile, sollevandosi da terra e puntando il suo sguardo sul volto della madre, rispose: <Lo so mamma non punirmi… ma facendo così penso che papà, sapendo che io sto qui ad aspettarlo, si deciderà a tornare a casa… lo sai quanto ci manca!> - Rimarcando la voce su quel “ci”.

Gli occhi della donna si riempirono di lacrime e, afferrando la testa della figlia se la strinse sull’addome. Poi con voce rotta da un emozione che non riusciva a contenere tentò di spiegare a Liliana:

<Mio marito era un appassionato velista è… scomparso tre anni fa, ingoiato dall’Oceano mentre tentava una traversata. Il suo corpo non è stato più ritrovato, per questo motivo, la speranza che possa tornare un giorno o l’altro non ci ha ancora abbandonato>.

Col palmo della mano si asciugò gli occhi quindi rivolgendosi alla figlia con tono dolce:< Su andiamo a casa è quasi ora di cena…buonasera e…le chiedo scusa …>. Sembrava non essere intenzionata a proseguire quel discorso, almeno non in quel momento. Liliana la osservò in silenzio mentre sussurrava un impacciato…<Capisco!... una buona serata a voi…>.

Madre e figlia si allontanarono mestamente mano nella mano. Liliana li seguì mentre rispondeva con un cenno della mano alla bimba che si era girata e ancor la salutava agitando la manina.

Il cane andò dietro a loro per un po’ poi, come ubbidendo a un muto richiamo, tornò accanto alla padrona e si acquattò vicino a lei che aveva riportato lo sguardo su quella immensa distesa di acqua.

“Il mare prende, il mare dà. Restituisce sempre quel che prende e la conferma a questo erano tutti i detriti che c’erano attorno a lei… Perché non aveva ancora restituito quel corpo?” Rabbrividì mentre un pensiero le attraversò la mente…”Gli squali… erano stati loro a dar sepoltura alla salma?”

 

Si alzò.

Scuotendosi i jeans, per liberarli dalla sabbia che si era attaccata, riprese il cammino verso casa. La tristezza che all’improvviso l’aveva assalita le aveva fatto perdere la gioia serena della passeggiata.

Il suo dolore, i suoi problemi, le sembrarono all’improvviso irrisori, davanti a quel dolore immenso che aveva percepito…

Non ci sono parole né ragionamenti che possano lenire il dolore provocato dall’ineluttabilità della morte.

1 comment:

flinx53 said...

Qui, è sempre un piacere.
LeggerTi è sempre un piacere.
Ciao amica, buona settimana