Friday, May 06, 2011

Ciao


Ciao Gigi...
alias:  temporalestivo...
ovvero:  Luigi Marra
poeta e disegnatore
arguto e sensibile...

C'era un tempo




 

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C'era un tempo in cui


imbrattavo i muri del cielo


dipingendo cuori.



C'era un tempo in cui,


cavalcando nuvole,


urlavo al vento


parole d'amore.



C'era un tempo in cui


alimentavo il fuoco


col sangue della passione.



C'era un tempo...



Adesso ti dico:


Vai e, per favore,


chiudi piano la porta.




Friday, April 08, 2011

Non esiste vuoto nello spazio



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Due rette parallele


percorrono lo spazio


estraniandosi nel vivere


una fasulla indifferenza


Non c'è vuoto nello spazio


In questo spazio che ci separa


In questo spazio che ci allontana


In questo spazio che si annulla


nelle stanze del pensiero.


Questo spazio,


che mi appartiene,


è colmo di te.




Dolore


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In un tempo supplementare


sfoglio pagine di gioventù non mia


Illusioni di vita...


Parabola sospesa in stallo


mi nutro d'amor rubato al giorno


Respirando  in apnea...


Intingo le dita


in pozzi sterili per placare Sete


assaporo l'acque salmastre...


A piedi scalzi ri-percorro strade


che mi conducono in nessun luogo


Altrove conduco i miei sogni.


Dissemino parole al vento


masticando fiele


e partorisco Dolore.

Thursday, December 23, 2010

Bagliori d'amanti

 

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Nel pallore della luna,
sul fare della sera,
non cercare o poeta
gli occhi innamorati
degli amanti.


Essi risplendono nel riverbero
dell’onde quando, a sera,
si accendono le stelle
che palpitano all’unisono
con il di loro cuore.


 

Brillano come gemme
preda della passione.
Emanano bagliori
d’infinito presente
nell’immensità del tempo.


Sul letto disfatto
languisce sfinita
La passione

Saturday, November 20, 2010

Nessun velo

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E strapparmi di dosso


questi abiti stretti



E riaprire le ali possenti


paralizzate dalla ragione



E tornare a rinascere


sconfiggendo la morte



E gridare l'insania


di un bugiardo pensiero



E far vivere l'Io


beffando il mondo



In dosso neppure un velo

Friday, October 22, 2010

Chiudete il sipario

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Percuote l'uscio il Tempo.


Spingendo con forza i battenti


m'inonda e sommerge l'anima


di isteriche risa, di lamenti.



Attori improvvisati,


consumati interpreti,


mi inchiodano, ammutolita,


al centro del proscenio.



Tra gli applausi di un pubblico


che si professa competente


fisso lo sguardo, smarrita,


fermandolo su  volti indifferenti.



"Chiudete il sipario:


Io non so recitare!".



Wednesday, October 13, 2010

Vita





Ti fai carne e sangue



per nutrir la brama



delle affamate zolle



che sazi richiudono le  braccia



nell'umido avanzare della sera



 



E sei miasma



e nuvola



che il vento



sospinge



Saturday, October 02, 2010

Non c'è anestetico






E' incognito e misterioso



il silenzio che m'avvolge stanotte



quando, qual giovane amante,



il confortevole letto mi accoglie.



 



ed affiorano voci lontane



entro conchiglie d'acquasantiera



 



Fagogitando le emozioni sopite



nel flusso d'ingannevoli sogni



si arrestano le  ore, stupite,



 



Tintinnano afone gocce



su tetti di vetro e di latta



 



Si scuote l'assonnata ragione,



stordita dalle ciarlatane parole



che sciolgono le  bende pietose.



 



Risuona su un tamburo battente



sempre l'identica nota



 



Prorompe con rabbia il dolore



Dolore che sa di latte e d'antico



cristallizzato come un embrione



refrattario a qualunque anestetico





Monday, July 05, 2010

Sunday, May 02, 2010

Se

Se,
incontrandoti per caso e,
guardandoti negli occhi, ti dicessi:
Ascoltami!

Se,
stringendoti la mano
tra le mie la tratterrei
più del dovuto

Se ,
nell'andare via
verso te volgerei ancora
una volta lo sguardo

Se,
nei silenzi che avvolgono
di fumo le pareti
risuona muta la voce

Allora inutile è la parola



Monday, March 15, 2010

Nel paese degli specchi


Chissà perché è solo la sera, in quei minuti che precedono l'abbraccio morfeale, che ci si ritrova a far i conti con altri pensieri, altre realtà. Pensieri che nel 90% dei casi sono sempre scomodi, ingombranti, pesanti.
E così Elisa prende coscienza che quel mondo se l'era immaginato. Frutto solo del suo idealismo stantio. Idealismo finito in qualche discarica abusiva e per tale motivo  mai divenuto realtà.
Eppure non si rassegna. Accettare questa verità è come rinnegare la sua persona. Non è tipo da subire passivamente abusi e sorprusi. Ed è convintissima che lei vive proprio in quella maniera e che gli uomini siano come lei pensa. E' talmente fiduciosa nella sincerità di chi le sta attorno che se le dicessero che gli asini volano, ebbene, sì, lei ci crederebbe.
Si gira e si rigira nel letto mentre la mente le proietta su un maxi schermo immagini di violenza, di devastazione, di morte, di sangue, di fango...
Sangue... Fango.
Cade giù come pioggia:  sui tetti,  sui muri, lava le strade. Ristagna negli acquitrini o si riversa nei fiumi e ricolora  il mare...
Sangue... Fango:  biologico...  verbale.
Non sa cosa le fa più raccapriccio. Se quelle bocche che sputano fango o le ferite dei morti che non si cicatrizzano.
E' ancora presto per prendere sonno. Una sottile e indecifrabile smania la pervade. Da qualche parte una voce le bisbiglia che deve fare qualcosa. Che c'è molto lavoro da fare e che solo gli inetti , gli indolenti, dicono che le cose sono così e devono continuare ad andare così. Le bisbiglia la voce che quelle immagini non sono proiezioni mentali ma la sola e vera realtà nella quale lei si trova a vivere ogni giorno.
Come sunnambola brancola nel buio della camera da letto poi si convince che non è quella l'ora adatta. Staranno tutti dormendo. Inutile chiamare, inutile cercare, è l'ora del riposo. Il break dalla giornata lavorativa li avrà fatti sprofondare tutti con la testa sul cuscino.
Ma lei deve sapere. Deve avere la certezza di quale sia la realtà.
Sfila la camicia da notte.
Jeans, pullover più largo di due misure, scarpe da trekking ai piedi, giubbotto di piume d'oca e sciarpa ed eccola in strada.
Le luci dei lampioni proiettano la loro ombra che si allunga sul marciapiede. Una macchina arriva, rallenta alla sua altezza, prosegue fermandosi al semaforo. Non ha mai capito l'utilità di un semaforo funzionante la notte. Magari capita che di giorno sia spento. Torna indietro, prende dal fondo della borsa le chiavi della macchina. (Ci avete mai fatto caso, e lo chiedo alle donne questo, che quando andate in giro con una borsa grande riuscite a trovare le cose solo dopo averla svuotata completamente?). Reputa buona l'idea di muoversi con l'autovettura piuttosto che a piedi. Non sa dove deve andare ma sa che deve. Si lascia guidare dall'istinto. In lontananza sente il suono delle sirene dell'autoambulanza. C'è sempre qualcuno che sta male la notte e si domanda se è un giovane o un vecchio. Decide di dirigersi verso il vicino ospedale...
... to be continued

Friday, March 12, 2010

Nel paese degli specchi

Chi di voi conosce quella sensazione, fuori dai sensi, di svegliarsi una mattina e ritrovarsi a guardare il proprio corpo in due punti diversi e simmetrici contemporaneamente?
E' quello che è successo alla protagonista della storia che mi accingo a raccontare. Ma, procediamo con ordine, giusto per rendere più facile spiegare tutto quello che avvenne dopo.
Non era grande Elisa. Nemmeno piccola. Nel mondo in cui viveva il tempo era cronometrato al secondo e non c'erano problemi che qualcuno si sbagliasse nell'annotarne l'avanzare. L'unica cosa certa era la discrepanza tra ciò che vedeva nello specchio e quello che sentiva dentro. Cosa del tutto irrilevante del resto, che allo Stato non gli interessava per niente e continuava imperterrito a segnarne l'ascesa o, forse è più giusto dire, la discesa, e così la sua vita era regolata solo da due norme: Dovere e Potere. Ambedue dettate dallo Stato che vegliava, padre vigile e normativo, sulla sua persona, e lei, da brava cittadina, non si sognava minimamente di trasgredirle. Così viveva,arrabbattandosi alla meno peggio, per racimolare il necessario alla sua sopravvivenza. In uno Stato di quel genere era l'unica cosa che si poteva fare. Tutto era perfettamente pulito ed ordinato. C'era  una cura maniacale per l'ordine e la pulizia e lei si ripeteva ogni giorno che si, in fondo, non c'era un posto migliore di quello dove poter abitare. I pomodori maturavano solo in estate mentre in inverno si viveva con le scorte, perfettamente sterilizzate ed a lunga conservazione (Questo della lunga conservazione era, ad esempio, un'ottima cosa. In caso di disastri o di guerre, fomentate dai paesi vicini, la popolazione aveva sempre di che nutrirsi e comunque voleva dire vivere in sintonia con la natura nel pieno rispetto del suo ritmo stagionale). I bambini avevano spazi verdi in cui giocare e non c'era pericolo che venissero molestati da sconosciuti né tanto meno da amici e parenti. Le scuole funzionavano come un meccanismo ad orologeria e garantivano a tutti la medesima formazione educativo-culturale. Le donne venivano trattate con rispetto, tutti si attenevano al dettato legislativo il quale affermava che:
"Le donne non si colpiscono nemmeno con un fiore".
Sapevano che la donna racchiudeva nel grembo il segreto della Grande Madre ed era  figlia della Luna, per questo motivo era tenuta in grande considerazione.
A questo punto sono sicura che il mio lettore starà commentando che questo mondo era davvero una pacchia. Lo era... o forse no... Questo è il quid... Questo è il pensiero che aveva avuto la protagonista fino alla sera prima di quel fatidico giorno di cui dicevo prima.
... to be continued