Wednesday, July 22, 2009

Due piume

- Ti ho detto di lasciarla stare. Falla riposare!
- Riposare? Ti sembra questo tempo di riposo?
- Certo. C'è un tempo per ogni cosa. L' operaio ha diritto al suo salario ed anche al suo riposo, se vuol essere sveglio e vigile al lavoro. Perfino Lui, lassù, dopo sei giorni di duro lavoro il settimo si è riposato.
- Il guaio è quello. Forse si è riposato troppo e così ecco il risultato!
- Tu non sei in te! e abbassa il tono altrimenti la svegli e, speriamo, che Lui fosse girato da qualche altra parte e non abbia udito ciò che hai appena detto.
- Sarei ben felice se ciò fosse accaduto, magari riuscirà a farmi capire cosa sta succedendo nel Mondo.
- Tu bestemmi e ti comporti da sciocco ed insensato. Hai dimenticato cosa successe a Giobbe?

Un dialogo serrato si svolge alle mie orecchie mentre sono da poco sprofondata nel sonno. O forse sono nella fase REM e quello che mi sembra di udire è solo frutto del sogno. Mi giro sul fianco, il movimento mi sveglia e resto così, con gli occhi semichiusi in attesa di ricadere nel meritato riposo.

- Hai visto? L'hai svegliata! Ti avevo detto di non parlare, ha faticato tanto ad addormentarsi per colpa tua e ora che ero riuscito ad acquietarla tu la risvegli?

 E no... adesso sono ben sveglia e odo bene il sussurrare,. Altro che fase REM, mi siedo in mezzo al letto, allungo il braccio per accendere le luci dell'applique sopra la mia testa ma qualcosa mi ferma.
Una luce soffusa, di un tenue verde, filtra dalla porta socchiusa dello studio. Mi alzo cercando di non disturbare mio marito e mi dirigo verso la camera. Prima di entrare accendo la luce. Nessuno. Non c'è nessuno. Mi fermo, mentre giro lo sguardo nella stanza tento di concentrarmi sui suoni... Silenzio...
La fronte corrugata mi giro per tornare a letto mentre lo sguardo cade sulla tastiera del mio pc. Strano... davvero strano. Due piume a forma di pennino giacciono vicine, una accanto all'altra. Una è nera e l'altra di un bianco immacolato.
- Ci manca solo l'inchiostro - penso tra me mentre allungo la mano e le afferro. Sono soffici, di circa 30 cm di lunghezza. - La cosa è davvvero singolare. Non ci sono in casa oggetti del genere. Le porte sono chiuse e, soprattutto, non c'erano ieri sera quando ho spento il pc per andare a letto. Poi d'impulso mi dirigo verso la libreria, dove tengo i miei colori, ci sta dell'inchiostro di china blu e seppia. Prendo entrambe le bottigliette, torno alla scrivania e afferro il block notes che ho sempre a portata di mano. Non so perché prendo la decisione di intingerli ambedue contemporaneamente. Uno per ogni colore. Li tengo tutte e due tra le dita quando torno ad udire le voci:

- Ritornando a quello che dicevi prima. Lo so cosa è successo a Giobbe e so anche che quello che c'è scritto in quel libro non va interpretato ad litteram, come solo i miopi sanno fare. Ma il fatto è proprio questo. Che il mondo è pieno di miopi.
- Io credo che tu abbia passato troppo tempo fermo in questo piano. Sarebbe il caso che ti concedessi una vacanza di qualche... secolo... umano. Così magari ti toglierai quel nero dalle ali...

Adesso mi sembra di distinguere il tono di quelle voci misteriose. Una sembra dura e al contempo... triste. L'altra dolce e suadente, di chi ha pazienza da vendere.

- Forse non ti sbagli. C'è solo un piccolo particolare da non trascurare. Io non mi muoverò di qui fino a che nel mondo non verranno debellate tutte le miserie e le brutture.
- Come pensi di poterlo fare? Non sono serviti secoli e secoli di grandi Maestri ci vuoi riuscire tu?
- E' vero. Ed io non ho l'altezzosità di solo pensare di poter riuscire in ciò. Ma nel mio piccolo, nelle mie umili possibilità, che non possiedo le doti degli arcangeli, cerco di svegliare la coscienza degli umani.
- Perché ti ostini a voler parlare una lingua che loro non vogliono capire? Prendi esempio da me... Ti faccio vedere...

Ora stringo tra le dita la piuma bianca mentre la nera con un impercettibile gesto della mano viene portata indietro.


Giunge la notte in compagnia della Luna
sussurra il cuore languide frasi d'amore.
Si riversa sulla terra l'argenteo chiarore
a illuminare le anime innamorate...


- E secondo te è questo il modo di far capire agli uomini i loro errori? Nutrirsi di sogni e ignorare i loro misfatti?
Tu vaneggi. Farnetichi...

E' davvero indignato il tono mentre la piuma bianca viene portata dietro e stringo la punta di quella nera... (Beh, lo so questo è un esercizio che sa più di prestigiatore che di scrittore..ma basta farci un po' di pratica, vi assicuro che è più facile a farsi che a dirsi).




Non ignorare il pianto del bambino
a cui sottratto gli è stato il materno
nutrimento.
Non girar lo sguardo su quel corpo mutilato,
è passato per sbaglio su un campo minato.

Apri gli occhi ed osserva,
guarda, piove sangue misto ad odio
lì nel giardino dell'Eden


Mentre Caino uccide ancora un altro fratello
piange una mamma l'innocenza violentata
rimbomba l'aria delle grida di una donna
all'avanzare dell' oscurità notturna...



- Basta! Smettila... Smettila! Non capisci che questi sono pensieri che ogni giorno gli uomini debbono affrontare?
- Forse hai ragione tu. Il guaio è che poi arriva la notte... le stelle... la luna e... il sonno. E nel sonno tutto questo lo si abbandona e si vive nella dimensione del sogno...

Una pausa, tendo l'orecchio... sono cessate le voci?

Sai che ti dico? Noi il nostro dovere lo facciamo ogni giorno. E abbiamo il nostro bel da fare ad evitare che lei si cacci in guai più seri. Almeno a lei riusciamo a tenerla lontana dalla guerra, dalla fame, dalla droga e da tutte quei veleni nocivi che molti invece sono costretti a subire. Penso che con lei abbiamo fatto un buon lavoro. Chissà se si rende conto di quanto è stata fortunata! Lasciamo che torni a letto e si riposi. Lei sa quando è il momento di tacere e quando quello di parlare. Deciderà lei. Non per nulla è adulta... Però anche io ho un sogno... sai?
- Sentiamo...
- Sarebbe bello se alla sua voce se ne unissero altri cento.. e poi cento.. e poi cento...
- Ecco... Sogna..

Sunday, July 19, 2009

Ante litteram

 Rimani lì imbambolato
con la bocca ad "O".
L'annuncio è stato serio
 lo ammetto, e se vuoi lo ripeto
qui al cospetto della gente:

Odio il solito tran-tran
la solita solfa, la solita litania
di gente senza inventiva.

Odio la monotonia,
il filar liscio come l'olio
il marchio di fabbrica,
e l' ovvietà.

Rido come un monello
piango come un adulto
mentre la giostra gira
mi avvinghio a una liana
del libro della giungla.

Io chiamo pane il pane
così non sorge equivoco
e chi legge comprende
quello che dico.

Nessuna Torre di Babele
nel mio vocabolario
fatto di frasi semplici
e di scarne parole.
Nessun lambiccare
di cervelli in fermento.

Metto la lampada sul
moggio e illumino la strada
del viandante il cui cuore
semplice comprende
che il vero significato
è dietro le parole, celato.

Per una volta ancora
esco dal coro e ribadisco:
Odio il dire pedantesco,
preferisco scriver versi
di parabole con la morale.

Saturday, July 18, 2009

Un dono


 
Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte...

[
Un Dono di Mahatma Gandhi]

Se vuoi fare un regalo non andare lontano
Offri gli unici doni non passibili
  d' interessi né venduti al mercato.

Non se ne misura il  valore
dal gonfiore del portafoglio.

Nessuna quotazione in borsa
li rende così pregevoli.

Eppure ri-danno al ricevente
l'unica cosa che conta:
un cielo rosa dove volare.

Dove li puoi trovare?
Nella grandezza del tuo cuore c'è
  la chiave giusta che apre i cassetti
dove sono custoditi questi tesori.
Donali!

Friday, July 17, 2009

e... fuori piove.



Le parole accarezzano il pensiero
e... fuori piove: svanisce la calura
mentre l'acqua sedimenta la polvere
che il vento sollevava qualche istante fa.

E' bastato un attimo e le cose
assumono un aspetto nuovo,
diverso; pulito e fresco.
Tiro fuori l'ombrello e mi riparo
così dalla cattiveria del tempo.

Cullo la mia anima cantandole
una nenia antica e moderna.
Sincronizzo i passi all'unisono
coi battiti del cuore e... fuori piove.

Tuesday, July 07, 2009

Il firmamento

Su un panchetto,
braccia sul davanzale
mi sostengo il mento:
Osservo il firmamento.

E' un mare di stelle
questo cielo limpido,
non un alito, né un soffio
ne vela il luccichio.

Sussurra  la notte
narrandomi di mondi
sconosciuti e lontani.
Squarcio il velo del Tempo.

Misuro col giusto metro
la dimensione delle cose

Vibrar di battito d'ali
illanguidisce la mente.
Reclino piano la testa:
così mi addormento.

Cede nel sonno il baluardo
dell'ultima roccaforte spaziale.

Friday, July 03, 2009

Marinaio issa l'ancora

Signori si scende,
si cambia carrozza.
Attenti allo scambio:
a destra l'imbarco
a sinistra il diretto
per ReggioCalabria.

Labbra arse di sale,
salsedine appiccicata
addosso.Pelle ambrata.
Vestiti tinti di nero.


Nero indelebile. Nero,
uguale al grasso delle rotaie
dei treni di quella stazione
che non conosce la morte.


La robusta ancora
e la piccola valigia
dentro ignota angoscia
e sconfinata paura.


Andare e venire
in cerca perenne
di ferma stabilità.
Marinaio issa l'ancora.



Thursday, July 02, 2009

8

Scorre la vita,
poto ancora il mio bonsai.

Fuori stagione

7

Un boato in cielo.
Abbagliante la fiamma.

Veglio stanotte


[A temporalestivo... è il mio modo per essergli vicino]

Wednesday, July 01, 2009

6

Accendi spegni
tra le siepi in giardino.

  Non è natale.

5

Che guazzabuglio
trovo dentro il  cassetto!

Sudo e rassetto

Friday, June 26, 2009

Agorafobia intellettuale

  Ruotano le stagioni
perennemente sospesi
su una chiatta che tenta
una conciliante mediazione
tra l'impulso dell'animale
e la non-coscienza della ragione.

Riempio il tempo con zolle
di mere azioni e non-pensiero.


Saltimbanco tra l'essere
e l'apparire, preda di una frenesia
sottile,  mi allontano dalla massa.
Celando bene  il mio disagio - figlio
di un' agorafobia intellettuale -
non comprendo cosa mi fa più male.

Avara di slanci e di parole
chiudo l'uscio e mi taglio fuori.


Giace,  in camera da letto,
dismesso, il vestito di scena
colorato, mentre, riflesso
nello specchio, vedo sfocato,
il mio dolore mummificato.