Qui nella quiete ovattata di questa
penombra proietto il mio cuore
sul soffitto del cielo in caleidoscopici
riflessi di arcobaleni lasciando le
lacrime a far da padroni su questo
volto consunto dal pianto.
Vanno le note strimpellate sulle corde
di una vecchia chitarra, stridono,
graffiano la pelle e non trovano
un orecchio che sappia ascoltare
questo mio antico dolore che canta
una triste canzone d'amore.
Come quel passero* che in
sul far della sera canta solitario
così, segregato nel mio cuore,
celato alla mia mente, inascoltato
battito di vita ribelle, rimane muto
questo mio misero canto d'amore.
*Il riferimento è al "Passero solitario" di G. Leopardi
3 comments:
ZuKkErOsAmEnTe V@ny :)))
Delicata malinconia sul grande interrogativo dell'amore.
Particolare il riferimento al passero solitario ma, come sai, il passero segue la sua natura....che non è quella di un cuore dell'essere umano che "naturalmente" è portato all'amore. Allora attenta: Che la beata gioventù vien meno....Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirornmi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro
ciao
dora
E' stupenda
BuNaNotTe v@ny
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