Monday, February 16, 2009

Carnevale e... Maschere





Si ritrovò come per magia ad aggirarsi dentro uno stabilimento in cui gli operai indossavano le vesti dei preti, dei benpensanti, delle suore, c'erano perfino i farmacisti, gli avvocati i parrucchieri ed i barbieri. Insomma la media ed alta borghesia era tutta lì. Perfino gli avventori dei bar, la peggior specie. Tutti intenti a modellare volti... Guardò meglio, sbirciando sopra le spalle di una dama della carità che intingeva, con le sue mani ben curate e dipinte,  un pennello in un calamaio con il quale si affrettava a decorare il volto di una bimba rubiconda... Non erano Volti ma... Maschere.
Strano, sapeva che l'uso di creare le maschere si perdeva nella notte dei tempi. Che le medesime venivano usate già dagli antichi attori greci ma non aveva mai saputo  che gli addetti a tale compito fossero tutta gente che nella vita di tutti i giorni era occupata in altri mestieri.
Decise di chiedere delucidazioni al riguardo, ma... a chi?
Di sicuro al reparto collaudo. Chi meglio di loro poteva spiegarle la presenza di tutti quei personaggi lì, in quella fabbrica?
Seguendo le indicazioni che si trovavano su dei cartelli appesi vicino alle porte si diresse verso i piani superiori. Segreteria... Presidenza... Economato... Sala prove... Entrò, le più alte cariche erano lì rappresentate, seduti in prima fila osservavano ... la Terra!
Scivolò silenziosa nella prima sedia dell'ultima fila. Quella vicino alla porta da cui proveniva. Seduto accanto un piccolo signore, in abito nero con la camicia di un bianco immacolato si puliva energicamente gli occhiali spessi. Decise di vincere la reticenza  per chiedere a lui spiegazione.
- Vede mia cara - esordì questi - Nel nostro stabilimento produciamo le maschere che poi ciascuno di noi indossa tutti i giorni da quando ci svegliamo fino all'ora in cui stanchi ci rifugiamo tra le braccia di Morfeo. Questo ci permette di tenere sotto controllo il nostro vero Io. Quello che emerge solo nel mondo onirico.
Quello stesso Io che ha la sfronattezza di manifestarsi solo durante un determinato periodo dell'anno.
Tacque mentre alitava sui vetri dei suoi già brillanti occhiali.
Ne approfittò per chiedergli:
 - Quale?
- Durante le feste carnecialesche - gli rispose lui, stizzito per una domanda che, molto probabilmente, reputava inutile. Indi riprese con tono concitato come uno spettatore ad una gara ippica nel momento in cui il cavallo che davano per favorito , e su cui lui aveva puntato la giocata, viene sorpassato solo per la testa da quello che lo seguiva.- Guardi lì - mentre le faceva vento con l'indice puntato verso la platea.
Lei allungò un po' di più il collo sopra le alte teste coronate:

Ed ecco il demone
ed i folletto.
Il fratino
e l'angioletto.
Sotto braccio
in allegria
scorribandano
per la via.

Ed è festa.
Ed è baldoria
per il povero e la signora.
In questo giorno di Follia
anche il ladro e l'onestuomo
con la vergine e la maliarda
tra lo spasso e la baldoria
di una tarda goliardia
si scambian baci;
condividono sorrisi.

Tutti uniti,
tutti contenti
in questo solo giorno dell'anno
beffe del Conformismo si fanno!

La voce di lui le giungeva stridula ed irata mentre, paonazzo in volto e con lo sguardo disgustato, gli indicava tutta una serie di personaggi che vociavano al centro della platea...



Sorrise scuotendo la testa e silenziosa scivolò fuori da quella tribuna per sparire così come era giunta...





1 comment:

rudomont said...

Un bacio… in maschera!